
Ci sono 3 miliardi di euro di falsi crediti, tra cui 400 milioni euro di Iva, che anziché rosicchiare i disastrati conti pubblici sono diventati carta straccia in mano agli imprenditori furbetti. Merito delle misure previste nella legge di Bilancio 2023, che hanno mostrato i loro effetti benefici a distanza di un anno.
La riduzione del cosiddetto Vat gap, ovvero del divario tra l'incasso atteso dell'Iva (o Value added tax) e quello effettivo è uno dei principali punti chiave della lotta all'evasione benedetta dall'Unione europea (l'Iva è la tassa Ue più evasa in Europa). Come aveva anticipato il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, nel suo insediamento dopo l'addio un po' a sorpresa del predecessore Ernesto Maria Ruffini, l'introduzione dei commi 15-bis.1 e 15-bis.2 nell'articolo 35 del Dpr 633/1972 consente «la verifica dell'effettivo esercizio dell'attività d'impresa o di arte o professione e l'assenza dei profili di rischio individuati».
La misura serve per contrastare le cosiddette partite Iva «apri e chiudi», un escamotage che serve - soprattutto dagli imprenditori cinesi più spregiudicati, a Milano, Roma e nella zona di Prato - per chiudere un'attività, incassarne i benefici fiscali e aprirne un'altra identica. L'anno scorso l'Agenzia delle entrate ne ha cessate d'ufficio quasi 6mila, più del doppio rispetto alle 2.400 circa del 2023. Con un vantaggio non indifferente, ricorda Lino Ricchiuti (nella foto), viceresponsabile nazionale Fdi del dipartimento Imprese e mondi produttivi. Perché l'introduzione di una procedura automatizzata ha permesso di «bloccare in tempo reale gli F24 (i modelli per incassare l'Iva, ndr) che presentano un alto profilo di rischio». Quindi, chi pensa di poter frodare il fisco si trova solo carta straccia in mano. L'Erario invita gli imprenditori per un controllo, «in caso di inottemperanza all'invito a comparire o di esito negativo dei controlli parte in automatico la cessazione della partita Iva e, contestualmente, si applica una sanzione di 3mila euro», ci spiega una fonte delle Entrate. L'imprenditore che vuole aprire un'altra partita Iva può farlo ma deve contestualmente presentare una polizza fideiussoria o una fideiussione bancaria di importo non inferiore a 50mila euro.
«Grazie alla sinistra e alla loro folle politica fiscale da caccia alle streghe nell'ultimo decennio avere una attività storica artigianale o commerciale era diventato più rischioso che delinquere», sottolinea l'esponente meloniano, adesso invece «è finita la pacchia per truffatori seriali delle cosiddette attività apri e chiudi, i veri evasori che qualcuno faceva finta di non vedere».
Secondo i calcoli delle Entrate nel 2024 è stato impedito l'utilizzo in compensazione di oltre 3 miliardi di falsi
crediti, di cui 400 milioni di crediti Iva non spettanti. Si tratta dello stesso meccanismo di credito fiscale basato sui presupposti falsi che hanno generato il buco nero del Superbonus 110% e degli altri bonus edilizi.
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