Consultazioni sprint e incarico. Ma ecco i paletti di Mattarella

Al via i colloqui: se tutto fila liscio giuramento lunedì. Il Colle vuole chiarezza su politica estera ed economia

Consultazioni sprint e incarico. Ma ecco i paletti di Mattarella

«Pronti», così c'era scritto su tutti i manifesti elettorali in giro per l'Italia, accanto alla faccia rotonda e sorridente di Giorgia Meloni. E adesso si, è proprio questo che domani mattina il capo dello Stato le chiederà, quando se la troverà di fronte nello studio alla Vetrata: allora, siete pronti? Avete risolto i vostri problemi? Avete trovato un accordo abbastanza saldo? E soprattutto, siete in grado di garantire non solo i numeri per guidare il Paese ma anche la continuità nella politica estera e il rispetto degli accordi internazionali? Insomma, Sergio Mattarella vuole «vederci chiaro». Se la risposta sarà sì, tra domani sera e sabato mattina, solo dopo che Mario Draghi sarà tornato a Roma dopo il Consiglio Europeo, la leader di FdI avrà l'incarico.

Consultazioni brevi, flash, un paio di giorni appena, perché la Finanziaria incombe e bisogna fare in fratta. Si comincia stamattina con i presidenti di Camera e Senato e i gruppi più piccoli, si prosegue nel pomeriggio con le opposizioni, si conclude domani all'ora di pranzo con il centrodestra. Una volta ottenuto il mandato, la Meloni compirà il suo veloce giro d'orizzonte con gli alleati e risalirà sul Colle per sciogliere la riserva e presentare la lista della sua squadra. Se tutto filerà liscio, già lunedì potrebbe giurare, forse chissà anche domenica. Poi, nel Salone delle Galere al primo piano di Palazzo Chigi, la consegna della campanella dalle mani di Draghi, il primo consiglio dei ministri e il voto di fiducia alle Camere.

Tutto facile quindi, tutto scritto. In realtà lassù restano dei dubbi. Forti. Sergio Mattarella «accenderà un faro» sulla situazione del centrodestra, che non appare ancora pacificato. Al Quirinale non sono certo sfuggite le ruvide polemiche degli ultimi giorni tra Forza Italia e i Fratelli, il braccio di ferro sulla spartizione dei dicasteri, lo scontro pure su quanto politico o quanto tecnico dovrà essere il prossimo esecutivo. Per non parlare delle incertezze sulla linea europeista, atlantista e a fianco dell'Ucraina. Questione scivolosa, da chiarire. Infatti, spiegano, la consultazioni «non saranno una formalità».

Però il Colle non vuole nemmeno stare lì a soppesare ogni minima dichiarazione pubblica, si sa come sono fatte le trattative, quanto si alza lo voce, quali strumenti si usano per ottenere più spazio, come certe provocazioni servano soltanto per alzare la posta: quello che conta è quanto si dirà ufficialmente durante le consultazioni, gli impegni che verranno presi, le donne e gli uomini che verranno scelti per i posti più delicati. La scelta dei ministri, per la Costituzione, è un potere duale, cioè condiviso: il premier propone e il capo dello Stato controfirma. Particolare attenzione perciò per le caselle più esposte: Interni, Esteri, Difesa, Economia. Cioè, i ruoli che assicurano stabilità nel controllo del territorio, nella linea di politica internazionale, nella tenuta dei conti pubblici.

Tutto ciò in una cornice piuttosto chiara: il popolo italiano si è espresso meno di un mese fa, il centrodestra ha stravinto le elezioni, sulla carta c'è una maggioranza ampia che avrà adesso il compito di timonare l'Italia in un momento di mare mosso. Crisi energetica, crescita ferma, caro bollette, guerra, Covid, nuove povertà. E gli aiuti europei del Recovery da incassare per far ripartire il Paese. Ecco, la gestione oculata del Pnrr è uno dei punti che più premono al capo dello Stato. Perciò, basta polemiche. Quello che serve, dal punto di vista del Colle, è «un'assunzione di responsabilità», considerando la situazione economica interna e lo scenario internazionale.

E niente strappi, semmai occorre continuità, come dice ancora il presidente della Repubblica ricevendo Draghi e mezzo governo uscente per il tradizionale pranzo di lavoro alla vigilia del vertice di Bruxelles. Mattarella ringrazia infatti il premier «per l'eccellente lavoro svolto e i lusinghieri risultati ottenuti». E il prossimo governo? Speriamo.

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