Sale la pena inflitta a Valentino Talluto, il 36enne sieropositivo finito a processo, a Roma, per aver contagiato decine di partner con rapporti sessuali non protetti.
Il 30 ottobre scorso, la Cassazione aveva confermato la condanna a ventidue anni del primo appello per lesioni gravissime con dolo (non è stato riconosciuto il resto di epidemia dolosa), chiedendo però un nuovo processo per valutare altri quattro casi che sono stati aggiunti nella sentenza di ieri.
E la Corte nel processo d'appello bis ora ha aumentato la condanna a quello che è cobnosciuto come l'«untore di Roma» di altri due anni.
Talluto è finito alla sbarra perché accusato di aver contagiato decine di persone. Nessuna delle oltre quaranta vittime dell'uomo sapeva quanto rischiava perché aveva nascosto a tutte di essere sieropositivo. E come se non bastasse alle sue vittime chiedeva di non usare il profilattico, per provare maggior piacere durante i rapporti. E in molte, lo accontentavano.
I fatti sotto la lente d'ingrandimento sono avvenuti tra il 2006, quando l'uomo ha saputo di essere sieropositivo dopo aver fatto un test hiv, e il 2015. Dopo aver avuto certezza della sua condizione, Talluto, come se niente fosse, ha continuato ad avere rapporti, occasionali e non, sempre senza protezioni. Secondo le accuse, non si sottoponeva a terapia retrovirale, teneva nascosta la sua condizione, infettava volontariamente chi lo amava: così, senza mai un ripensamento, per nove anni ha fatto del male a decine di persone che gli erano vicine.
L'indagine, portata avanti dalla sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Roma e prima nel suo genere in Italia, è partita dalla denuncia di una delle vittime. Dopo aver sentito da alcuni amici in comune che l'uomo era sieropositivo, la donna lo ha incalzato chiedendo di sapere la verità. Lui negava ma quando lei, dopo essersi sottoposta al test, ha scoperto di essere sieropositiva, lo ha denunciato.
Era la primavera del 2015, il giovane aveva avuto
nel corso degli anni, rapporti non protetti con decine di donne, quasi tutte giovani tra i ventidue e i trenta anni, che si fidavano di lui. Una delle ragazze aveva quattordici anni quando aveva fatto l'amore con l'untore.
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