Contagi al rialzo ieri ma solo per un capriccio del calendario. I 13.447 nuovi casi sono più dei 9.789 del giorno prima (lunedì, quindi coi numeri della domenica) e più dei 7.767 del martedì precedente (con dati relativi alla Pasquetta). Non va quindi drammatizzata la crescita del dato mobile dei contagi settimanali (178,43 ogni 100mila abitanti), che è tendenzialmente in calo. Per dire, una settimana prima erano a 213,30. Ci siamo molto allontanati, quindi, dal livello di allarme fissato dal ministero della Salute a 250.
Una buona notizia, così come lo è il miglioramento delle percentuali di positività rispetto ai tamponi totali effettuati, pari al 4,42 per cento, il secondo dato più basso degli ultimi mesi dopo il 4,03 del 7 aprile. Sempre meno allarmanti anche i dati ospedalieri, con i ricoverati che scendono a 30.478 (una settimana fa erano 33.080, calo dell'8,53 per cento) e quelli in terapia intensiva a 3.526 (sette giorni prima erano a 3.743, calo del 6,15 per cento). Alla fine l'unico indicatore che cruccia è quello relativo ai morti: 476, in aumento rispetto ai 358 del giorno precedente. I decessi degli ultimi sette giorni sono stati 3.341, il 16,74 per cento in più rispetto ai 2.868 dei sette giorni precedenti.
Migliorano i dati di quasi tutte le regioni.
L'incidenza dei contagi settimanali rispetto ai 100mila abitanti nella settimana tra il 7 aprile e ieri scende rispetto alla settimana 31 marzo-6 aprile da 216,41 a 165,97 in Lombardia, da 193,09 a 138,04 in Veneto, da 244,21 a 174,05 in Emilia-Romagna, da 279,09 a 214,67 in Piemonte. Peggiora il dato solo in Campania, Calabria, Sardegna, Umbria e Basilicata.
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