Il contagio islamista infetta l'Europa Sotto attacco Finlandia e Germania

Nel mercato di una cittadina del Paese nordico un attentatore uccide due persone urlando «Allah Akbar» Un morto e un ferito vicino Düsseldorf

Il contagio islamista infetta l'Europa Sotto attacco Finlandia e Germania

Europa sotto attacco. E il fronte si allarga. Dopo la Spagna il terrorismo di natura islamica colpisce la Germania e, per la prima volta, la Finlandia. La Germania ha cinque precedenti nell'ultimo anno. La Finlandia no. E non è un caso. Da un anno il governo di Helsinki usa le maniere forti in tema di immigrazione. Il bilancio provvisorio dell'attacco di ieri pomeriggio a Turku, splendido capoluogo della minoranza svedese a sudovest del Paese, è di due morti e nove feriti, tre sono gravi. L'attentatore, secondo testimoni assieme a due complici in fuga, è stato arrestato dopo essere stato inseguito dai passanti, qualcuno con mazze da baseball, e ferito da un poliziotto. Ora è piantonato in ospedale. Al grido di «Allah Akbar» ha accoltellato a casaccio le persone che si trovavano sulla piazza del Mercato Puutori, nel centro cittadino. Poche, per fortuna, in quel momento. Tra i feriti, una madre che stava spingendo un passeggino. Tra l'altro a Turku vive una piccola comunità italiana, una ventina di persone, tra cui Fabrizio Piccareta, ex calciatore della Sanremese e dell'Imperia e attuale allenatore dell'Inter Turku. Sta bene.

La polizia finlandese non conferma la matrice terroristica. Resta il fatto che non servono furgoni o squadre dell'Isis per fare una strage, basta un emulatore, uno squilibrato. Di certo, l'immediata successione degli attacchi - da quello alle ramblas di Barcellona a quello di Cambrils a Wuppertal, trenta chilometri a sud di Düsseldorf in Germania, dove sempre ieri pomeriggio un uomo ha ucciso con un coltello un passante di 32 anni e ferito diverse persone, all'ultimo di Turku, fa ipotizzare una sorta di parola d'ordine da un Paese all'altro. Per la cronaca in Germania tutto è nato da una lite nei pressi della stazione. Ma i due episodi non sono solo semplici gesti emulativi da parte di cellule dormienti jihadiste che hanno deciso nelle stesse ore di seguire l'esortazione del Califfo a colpire gli infedeli con qualsiasi mezzo. Per ora nessuna rivendicazione né da parte dell'Isis né di altre organizzazioni jihadiste, ma sui network utilizzati dagli estremisti islamici iniziano a comparire immagini dell'attacco e commenti che celebrano la morte di «due infedeli».

L'attentato alla Finlandia ha la probabile risposta nella nuova impostazione adottata dal Servizio immigrazione che considera «sicuri» Paesi come Afghanistan, Irak e Somalia. Il che significa che la Finlandia può rifiutare richieste d'asilo supponendo che in tali Stati non esista un serio pericolo per l'incolumità personale.

Con l'attacco di Turku anche la Finlandia entra nella mappa del terrore in Europa, dopo che solo ad aprile era stata indicata come «il Paese più sicuro del mondo» dal rapporto biennale sul turismo del World economic forum. È la prima volta che il tranquillo Stato scandinavo di 5 milioni di abitanti (70mila musulmani) entra nel mirino del terrorismo islamico: finora nella sua cronaca nera spiccavano un paio di stragi nelle scuole, tra il 2007 e il 2008, con un bilancio di una ventina di morti. Negli ultimi mesi, però, gli 007 di Helsinki avevano già allertato su una possibile minaccia jihadista: il 15 giugno l'agenzia di sicurezza ha innalzato il livello d'allarme da basso a elevato. In particolare veniva evidenziato come il Paese fosse citato sempre più spesso nella propaganda dell'Isis, forse anche per via della trentina di «foreign fighters» partiti dal paese per combattere in Siria e Irak, e come fossero 350 gli elementi segnalati dall'intelligence per possibili legami terroristici. Pochi giorni dopo la polizia aveva sventato un attentato a Helsinki. Ad accendere gli animi dei finlandesi c'è poi la prima mega moschea per 1.

200 fedeli che i musulmani vorrebbero costruire nella capitale finlandese con fondi della famiglia reale del Bahrein: alcuni la vedono come possibile luogo di aggregazione e integrazione, altri come un'indebita ingerenza.

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