Conte e l'enigma del consenso: fa danni, ma il suo stile piace

È sempre un mistero cogliere gli umori della popolazione nei confronti del governo, soprattutto in era Covid con la progressiva sparizione di manifestazioni di piazza, rese pericolose e anche obsolete dal distanziamento.

Conte e l'enigma del consenso: fa danni, ma il suo stile piace

È sempre un mistero cogliere gli umori della popolazione nei confronti del governo, soprattutto in era Covid con la progressiva sparizione di manifestazioni di piazza, rese pericolose e anche obsolete dal distanziamento.
Esistono per fortuna strumenti che per lo meno possono fornire indicazioni tendenziali: chi sale, chi scende, chi non va più bene. Secondo l'ultimo sondaggio Ipsos-Corriere scopriamo di avere un presidente del Consiglio quotato a 57, oltretutto con un gradimento in ascesa di due punti. Paese strano l'Italia dove lo sport nazionale è imprecare contro il governo e, evidentemente, apprezzare di nascosto il suo leader.
Nello stesso giorno un'altra rilevazione, Ipsos-Huffington Post, risulta spiazzante nell'indicare Giuseppe Conte sopravanzato dall'ex presidente Bce Mario Draghi come il premier ideale per rilanciare il Paese martoriato dalla pandemia. Diventerebbe comodo fare riassunti sbrigativi, del tipo Conte piace molto agli italiani eppure vogliono sostituirlo subito con un altro esterno al Parlamento. In realtà non si va troppo lontano.
I politologi si arrovellano da sempre sull'«enigma del consenso» di un leader, più o meno improvvisato. Conte non ha origini elettorali: è stato cooptato nel 2018 nella stanza dei bottoni di Palazzo Chigi senza avere mai fatto neppure il consigliere di circoscrizione. Lo si disse anche di Trump che però nel 2016 convinse a votarlo quasi 63 milioni di americani.
Il premier italiano gode sicuramente di una vastissima popolarità intesa come riconoscibilità da parte della cittadinanza. Decine di dirette televisive e l'uso efficace dei social, in un momento di emergenza nazionale, lo hanno reso una figura quasi familiare. Sul consenso reale, al di là delle rilevazioni demoscopiche, è bene fare qualche distinguo. Lo stesso sondaggio del Corriere attribuisce al centrodestra la maggioranza assoluta nel Paese con oltre il 51%: milioni di elettori che non vedono l'ora che Giuseppi torni a fare l'avvocato di grido. Difficile che il restante 49% sia schierato compatto come una falange macedone nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi. C'è un'Italia imprenditoriale che da mesi giudica insufficienti le misure di sostegno del governo. C'è la rabbia dei ristoratori, degli albergatori, dei lavoratori autonomi, degli artigiani, dei liberi professionisti. Tutti risponderebbero di slancio al sondaggista di gradire senza riserve l'operato del presidente del Consiglio?
Sarebbe presuntuoso tentare di decifrare un sentimento popolare di un Paese rappresentato a sostegno del suo premier.
La vera abilità di Conte, più che sul tavolo delle misure efficaci, consiste nel proporsi come un campione di buone maniere quando in realtà gioca le sue partite politiche in modo spregiudicato fuori dai riflettori. In pubblico si presenta saggio, pacato, elegante, attentissimo a non incendiare il clima politico con frasi divisive o sciocche polemiche di giornata. Dà il meglio di sé dietro le quinte dove dimostra di sapersi muovere per sopravvivere in quella giungla di Palazzo che ha scoperto in età matura. Ed è il Conte che taglia fuori l'opposizione e che si appoggia a un pilastro diverso a seconda del tipo di difficoltà (Di Maio, Salvini, Mattarella, Merkel, Trump, Zingaretti). Forse con il suo savoir faire Salvini avrebbe preso in mano da tempo il governo del Paese.


Bisogna fare i conti con il paradosso di un presidente che piace a molti per il suo stile mentre persino i suoi alleati Pd e Iv non vedono l'ora di sostituirlo. È il vero mistero di questa Italia malata di Covid, grillismo e assistenzialismo di ritorno. Una pochette sistemata bene può affascinare, ma non ipnotizzare.

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