Presentando la sua proposta di legge sul salario minimo a 9 euro all'ora, Giuseppe Conte ha ricordato come sul tema vi sia l'intesa di tutta la sinistra (unica eccezione Italia Viva). L'intenzione è quella di applicare una direttiva europea, ma in realtà come ha sottolineato l'Istituto Bruno Leoni le cose non stano così, dato che da Bruxelles viene un invito a individuare un salario minimo che sia al 60% della mediana, e quindi ben inferiore. Se poi si considera la «disunità» economica dell'Italia, è facile capire quali conseguenze quella paga minima avrebbe sul Mezzogiorno. L'opposizione accusa continuamente il governo di populismo, sostenendo che avvierebbe iniziative politiche utili a prendere voti, ma disastrose sul piano dei risultati. È chiaro, però, che iniziative come quella del salario minimo sono esattamente la riformulazione di quella che un tempo veniva chiamata «demagogia».
Demagogo è colui che prospetta soluzioni irrealistiche a problemi che vanno affrontati con serietà. Se bastasse una legge per aiutare i lavoratori meno qualificati, perché non fissare il minimo salariale a 10 euro? O anche a 20 euro? La risposta è che in una società basata su imprese private e prezzi di mercato innalzare artificiosamente i salari crea disoccupazione. Chi oggi viene assunto a 9 euro non è detto che trovi lavoro a 10, e sicuramente non lo troverà a 20. I legislatori non hanno la bacchetta magica per trasformare un'economia declinante, con redditi reali bassi e un costante calo del numero delle imprese, in una nuova Florida. Per di più, il Pnrr include qualche politica attiva e, pur con tutte le riserve che sono necessarie dinanzi a questa mobilitazione di risorse provenienti da Bruxelles, bisogna rilevare che tutto sembra intralciato da governi regionali molto più attivi nel protestare che non nel fare.
Presentando la sua proposta Conte ha sottolineato come Giorgia Meloni guadagni ben 30 volte più di coloro che egli intende aiutare. Il linguaggio è peronista e ricorda quindi la parabola di una società un tempo ricchissima che iniziò a distribuire finanziamenti, sovvenzioni, tutele e via dicendo: trascinando tutti nella miseria. Il populismo di Juan Peron, in effetti, s'è radicato nel Paese latino-americano proprio nei decenni in cui esso sprofondava nella povertà; e la demagogia dei 9 euro si colloca entro questa tradizione d'illusionismo politicante.
In economia non c'è nulla di incurabile, ma per uscire dal guado l'Italia deve intervenire sui fondamentali, e quindi sbrigarsi a tagliare le imposte, migliorare il funzionamento della giustizia, eliminare una gran parte della regolazione e aprire nuovi spazi a chi ha voglia di lavorare e anche ai
capitali stranieri. Se si farà questo, tutti i salari aumenteranno. Altrimenti continueremo a seguire la china su cui si siamo incamminati nei decenni scorsi, cedendo di volta in volta alle lusinghe del peronista di turno.
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