Conte si sta mangiando il Pd. La sinistra ha perso il centro

Il M5s punta a monopolizzare l'opposizione. E i dem "grillinizzati" fanno fuggire i moderati del Terzo polo

Conte si sta mangiando il Pd. La sinistra ha perso il centro

Giuseppe Conte vuole provare a mangiarsi il Pd e ha buone possibilità di riuscirci, almeno stando ad alcuni sondaggi. L'ultima rilevazione di Euromedia Research per Porta a Porta certifica il sorpasso. Infatti, secondo l'istituto di Alessandra Ghisleri, il M5s è al 17,3%, un punto in più rispetto al risultato del 25 settembre e soprattutto supera il Pd, che arranca al 17%, in flessione di due punti percentuali rispetto al voto delle elezioni politiche. Panico al Nazareno, giubilo a Via di Campo Marzio, sede dei grillini. Conte ha le idee chiare e vuole sfruttare l'allungamento dei tempi del congresso dei dem per consolidare il suo primato a sinistra. Con il Pd senza una guida, l'avvocato di Volturara Appula punta a radicarsi sui territori e a correre da solo alle prossime regionali. A partire dal Lazio, dove si voterà probabilmente a gennaio del 2023 e le possibilità di un accordo tra i giallorossi sono ridotte al lumicino. E al leader pentastellato conviene così. L'obiettivo è monopolizzare l'opposizione e sottomettere il Pd. Uno scenario impensabile fino a qualche mese fa. Anche Grillo, negli scorsi giorni Roma per mettere al sicuro il suo contratto con i gruppi parlamentari, fa buon viso a cattivo gioco. Nonostante le divergenze di opinioni con Conte, Grillo rivendica l'unità del Movimento e spera in un quinquennio di opposizione dura al governo di centrodestra. Alle porte ci sono le nomine dei referenti provinciali del M5s, la spina dorsale del partito contiano.

Se Conte accelera, il Pd fa melina. Oggi è prevista la direzione - seguita da un omaggio alla lapide di Giacomo Matteotti nel centenario della Marcia su Roma - ma «i tempi del congresso presumibilmente rimarranno gli stessi», dice il coordinatore dei dem Marco Meloni. Poi spuntano due date: 5 o 12 marzo per la chiusura delle primarie. L'ex ministro Boccia fissa la tempistica per l'elezione del nuovo segretario «entro fine inverno». «Un leader non si sceglie in provetta», dice. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, in lizza per la leadership, insiste: «I sindaci possono tirare fuori un'idea di ricambio del gruppo dirigente». Secondo i riformisti e gli ex renziani, il traccheggiamento che arriva dall'ala sinistra punta a favorire un dialogo con il M5s attraverso l'indebolimento di un Pd in fase di transizione. Letta, intanto, continua a muoversi da pugile suonato. «Sconcertante che il tetto al contante sia la prima mossa del governo», dice. Ultime mosse da segretario che rappresentano la confusione di un Pd che non è riuscito a tenere dentro le componenti moderate del centrosinistra guidate da Matteo Renzi e Carlo Calenda. I dem, nonostante le mire espansionistiche di Conte, sono a mezz'aria e rincorrono ancora i Cinque Stelle. Esemplificativa, da questo punto di vista, anche la scelta di Renzi di picconare i dem più che la maggioranza durante il suo intervento per la fiducia in Senato.

Letta consegna al prossimo segretario una coalizione monca dell'area centrale e liberaldemocratica e un partito a rischio Opa da parte del M5s. Il gioco di sintesi tra culture politiche diverse invece è riuscito al centrodestra.

Meloni da destra è stata capace di inglobare nello schieramento di maggioranza i moderati di Forza Italia, sezione italiana del Ppe. Insomma, per il futuro leader del Pd la strada per ricostruire un'alternativa sarà tutta in salita.

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