Un altro caso oscuro nel passato della coop Karibu della famiglia di Aboubakar Soumahoro, sindacalista eletto deputato con la sinistra. Tutto avviene nel 2016. Un blitz della Digos scopre che in una struttura gestita dalla coop vi sono 140 migranti invece di 80, numero massimo consentito dalla legge. Scatta un'evacuazione forzata imposta alla Karibu e la presidente, suocera del deputato, è costretta a spostare i lavoratori in un'altra sistemazione. A quel punto, sotto consiglio della Prefettura di Latina, Mukamitsindo individua una nuova location a Latina, in via Nascosa, una zona buia e lontana da occhi indiscreti. La suocera di Soumahoro conclude con i proprietari della villetta - due medici del posto - un contratto di locazione da 15 mila euro al mese. Ma poco dopo i residenti della zona presentano un esposto sulle condizioni fatiscenti della struttura e gli stessi migranti denunciano condizioni igienico-sanitarie disastrose, tra cui l'assenza dell'allaccio alla rete fognaria e la mancanza di cibo, acqua, luce e il non pagamento del pocket money.
Le ispezioni dei Carabinieri portano alla scoperta del fatto che la villa scelta per accogliere i migranti era abusiva. Ma non finisce qui. Si scopre che il proprietario del casolare, Carlo Del Pero, è un pregiudicato. L'uomo era presente per lavori di manutenzione in entrambi gli incontri con le forze dell'ordine: una sorpresa in quanto Del Pero era stato arrestato anni prima e si trovava in quel momento agli arresti domiciliari, evasi proprio sotto gli occhi delle guardie. Il medico, in quel momento giudicato in appello ma poi condannato in Cassazione nel 2018 con le accuse di associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico e falso materiale ideologico, era noto in città per il suo passato quando, concretamente, distribuiva certificati falsi ai pazienti. Inoltre, sempre Del Pero, era conosciuto anche dalle autorità per aver lavorato nella questura di Latina.
Il sequestro dell'abitazione per abusivismo edilizio è stato immediato e Marie Therese Mukamitsindo ha dovuto trovare un'altra sistemazione per i «suoi» migranti.
Lo scandalo, all'epoca, occupò tutte le prime pagine dei giornali locali, ma non è ancora chiaro il motivo per cui le autorità competenti non verificarono né la struttura né il «curriculum» del proprietario prima di dare l'ok.
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