"Il coraggio ha vinto sulla paura. Alleanze? Solo se pro Europa"

La leader dei Verdi bavaresi dopo il boom di consensi: "Parliamo di temi sociali e ambiente, non di migranti"

"Il coraggio ha vinto sulla paura. Alleanze? Solo se pro Europa"

Berlino Nel ricorrente stile un po' sanremese della politica tedesca, è un duo quello che domenica ha regalato ai Grünen il risultato di secondo partito più votato in Baviera con il 17,5% dei consensi. Lui si chiama Ludwig Hartmann, è nato nel 1978 a Landsberg am Lech in Alta Baviera e dal 2008 è deputato al Parlamento di Monaco. Lei, Katharina Schulze, è nata nel Baden-Württemberg nel 1985 ed è entrata cinque anni dopo nella stessa assemblea legislativa. Giovane e sorridente, Schulze si è fatta riprendere mentre acquista prodotti bavaresi rigorosamente bio e parla delle sfide dell'agricoltura con produttori locali alla guida del trattore. Un approccio più alla mano di quello del governatore cristiano-sociale uscente e probabilmente presto riconfermato Makus Söder che prima ha imposto il crocifisso nei locali pubblici di proprietà del Libero Stato di Baviera, turbando molti conservatori poco inclini a mescolare fede e politica, e poi ha lanciato il programma spaziale «Bavaria One» scegliendo «Missione futuro» come sottotitolo e la sua faccia come sfondo.

Il giorno dopo i festeggiamenti a Monaco e a Berlino per il successo elettorale, Katharina Schulze risponde ad alcune domande del Giornale.

Come si spiega il successo dei Verdi?

«Il popolo bavarese vuole una politica che infonda coraggio piuttosto che diffondere paura. Non vogliono più una politica che genera costantemente nuovi problemi invece di offrire soluzioni».

Questo successo dei Verdi è legato esclusivamente alla Baviera?

«No, penso che questo desiderio di una politica che dia fiducia si possa sentire in tutta Europa. Lo si vede dal fatto che sempre più persone scendono in strada a dimostrare contro la xenofobia e contro una politica autoritaria e retrograda».

Negli ultimi mesi il dibattito politico in Germania è stato monopolizzato dall'emergenza-profughi e dalla questione immigrazione. Anche il voto in Baviera è un riflesso di questo disco rotto?

«No, per noi il dibattito sui rifugiati non è mai stato un tema elettorale decisivo. Noi diamo priorità a tutte le questioni urgenti del nostro tempo: dal cambiamento climatico alla parità di genere, dall'estinzione delle specie agli alloggi a prezzi accessibili. Questioni per le quali la gente cerca risposte».

Pensa che un governo con i Verdi in Baviera sarebbe possibile?

«Bisogna chiedere agli altri cosa pensano sia possibile. In ogni caso, noi siamo posizionati con chiarezza».

Siete disposti formare una coalizione con Csu? Se sì, a quali condizioni?

«Con noi si può sempre parlare di politiche sociali o per l'ambiente, non certo di politiche antieuropee o autoritarie».

I grandi partiti popolari (Volskparteien) non esistono più o stanno solo cambiando nome e indirizzo?

«Bisogna chiedersi se lo stesso concetto di Volkspartei non sia superato. Tuttavia, è chiaro che la protezione dell'ambiente e del clima, e la salvaguardia dei diritti civili sono molto importanti per tutta la società. E qui solo noi Verdi abbiamo risposte forti».

Ritiene che con la pressione dell'AfD da destra e dei Verdi da sinistra questo governo federale raggiungerà la fine naturale della legislatura?

«Poche ore

dopo le elezioni in Baviera preferisco non parlare dei possibili contraccolpi sul governo federale. Intanto mi piacerebbe che questo governo si preoccupasse meno di se stesso e iniziasse finalmente a fare il suo lavoro».

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