Il Corano spiegato da Magdi Allam per capire la violenza dell'islam

Il terrorismo dei tagliagole si combatte anche conoscendo la loro cultura di morte. Da oggi in edicola con il Giornale il Corano spiegato da Magdi Allam

Il Corano spiegato da Magdi Allam per capire la violenza dell'islam

Leggiamo il Corano per riscattare la battaglia di verità e di libertà incarnata da Benedetto XVI con la storica Lectio Magistralis di Ratisbona il 12 settembre 2006, costretto a capitolare dalla sconvolgente alleanza del «terrorismo dei taglialingue» islamici e della «dittatura del relativismo» che sta spogliando l'Occidente delle fondamenta identitarie, valoriali e culturali dell'unica civiltà che mette al centro la sacralità della vita, la dignità della persona e la libertà di scelta.

Di fatto il declino del pontificato del più straordinario testimone contemporaneo del sodalizio armonioso tra fede e ragione, iniziò immediatamente dopo aver denunciato la violenza intrinseca nell'islam, rievocando le parole dell'imperatore e santo bizantino Manuele II Paleologo (Costantinopoli, 1350 - Costantinopoli, 1425): «Mostrami ciò che Maometto ha portato di nuovo e vi troverai solo delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva a diffondere la fede per mezzo della spada». (Dialoghi con un Persiano, VII dialogo)

Il 30 novembre 2006, all'interno della Moschea Blu di Istanbul, davanti al mihrab, la nicchia di marmo che indica la direzione della Mecca, dopo avere ascoltato dei versetti del Corano intonati in arabo dal Gran Mufti Mustafà Cagrici, Benedetto XVI sconfessò se stesso raccogliendosi in preghiera, chinando il capo in direzione del principale luogo di culto dell'islam, ringraziando il Gran Mufti «per questo momento di preghiera», mentre il suo portavoce padre Federico Lombardi precisò che «il Papa ha sostato in meditazione e certamente ha rivolto a Dio il suo pensiero». Quel gesto, a cui Benedetto XVI fu indotto dal pressante condizionamento dell'apparato che governa lo Stato della Chiesa timoroso e preoccupato di arginare l'odio e la violenza che il discorso di Ratisbona avevano generato, di fatto fu una resa a quella «dittatura del relativismo» che il Papa aveva denunciato come il «male assoluto» da combattere, mettendo sullo stesso piano cristianesimo e islam, Dio e Allah, i Vangeli e il Corano.

Leggiamo il Corano per riabilitare la straordinaria protagonista di verità e libertà Oriana Fallaci, che denunciò con chiarezza e coraggio il Corano come la radice del male: «L'islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà». Per uno di quei casi che attestano che nulla è casuale, la morte di Oriana sopraggiunse il 15 settembre 2006, tre giorni dopo il discorso di Ratisbona, proprio quando Benedetto XVI si ritrovò isolato, assediato e aggredito da ogni lato, fuori e dentro la Chiesa. Tra il Papa di «Fede e ragione» e l'Oriana di «La forza della ragione» si era creata un'intesa umana e morale culminata nel loro incontro il 27 agosto del 2005 in udienza privata a Castel Gandolfo. Non fu allestita nessuna camera ardente e il funerale di Oriana fu celebrato in forma strettamente privata. Certamente per sua volontà. Ma anche per l'ostracismo che l'aveva colpita nel mondo trasversale e maggioritario del «politicamente corretto», fatto di condanna se non di scherno per la sua indomabile denuncia non solo del terrorismo islamico ma soprattutto della pavidità dell'Occidente, non solo dell'islamizzazione dell'Eurabia ma soprattutto del Corano.

Leggiamo il Corano per sconfiggere il terrorismo dei taglialingue islamici che stanno perseguitando tutti i testimoni di verità e libertà, riuscendo persino a coinvolgere e a convincere l'Ordine nazionale dei giornalisti in Italia ad accreditare lo psico-reato di islamofobia, che si traduce nel divieto categorico di criticare l'islam, Allah, Maometto e il Corano. Dobbiamo all'integrità intellettuale e al coraggio umano di Alessandro Sallusti se è stata sconfitta questa strategia finalizzata a imporci l'autocensura, a vietarci di essere pienamente noi stessi persino dentro casa nostra, di fatto rassegnandoci alla dittatura islamica morendo dentro, spogliati dei valori che sostanziano l'essenza della nostra civiltà. Il volume pubblicato dal Giornale , «Non perdiamo la testa», ha voluto significare sia il non farci decapitare dai terroristi tagliagole islamici, sia soprattutto il nostro dovere di non rinunciare all'uso della ragione per non vederci sottratto il diritto a entrare nel merito dei contenuti dell'islam e del Corano.

«Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam», in edicola da oggi in allegato con Il Giornale , s'ispira all'esortazione evangelica «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giovanni 8, 32).

Si tratta in assoluto della sfida culturale più importante, perché solo se avremo l'acume intellettuale, la rettitudine morale e la determinazione civile di guardare in faccia alla realtà del Corano, noi potremo salvaguardare la nostra civiltà.

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