Così la Guardia Costiera di Lampedusa coordina i soccorsi in mezzo al mare

In servizio 70 militari, attivi 24 ore su 24. Il comandante Ferreri: "Sbarchi fantasma? Qui arrivano piccole unità in legno"

Così la Guardia Costiera di Lampedusa coordina i soccorsi in mezzo al mare

Lampedusa. La sala operativa della Guardia costiera si affaccia sul porto vecchio di Lampedusa. È da qui che partono le ricerche per il soccorso in mare dei natanti in difficoltà, compresi quelli dei migranti. «È attiva 24 ore su 24 - spiega il comandante Marco Ferreri -. Siamo dotati di apparato Vhf e un telefono punto punto in collegamento con l'aeroporto, ma le chiamate arrivano anche attraverso il 1530, confluito poi nel 112».

Presso la Guardia Costiera di Lampedusa due sono i comandi distinti: l'Ufficio Circondariale Marittimo e la 7a Squadriglia navale. Il primo coordina l'attività operativa delle motovedette costiere e svolge le attività proprie del Corpo, quali, ad esempio, la sicurezza della navigazione, il controllo della filiera pesca, la tutela dell'ambiente e la gestione amministrativa del personale marittimo. Il secondo invece, gestisce esclusivamente l'attività operativa delle motovedette Classe 300, deputate al soccorso e impiegate in supporto all'attività di law enforcement svolta dalle Forze di polizia.

Nel totale prestano servizio sull'isola circa 70 militari, suddivisi tra il personale che presta la propria attività in mare (50 circa) e quello supporto dell'attività tecnico-amministrativa (20 circa).

Nel caso di eventi più complessi, le operazioni passano sotto la direzione dei Comandi superiori (Direzione marittima di Palermo o centrale operativa di Roma).

Il comandante spiega che «la norma che regola il soccorso in mare è la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo siglata ad Amburgo il 27 aprile 1979. Lo Stato responsabile di un'area Sar, in caso di emergenza in mare nella propria area di responsabilità, ha l'obbligo di intervenire assumendo il coordinamento delle operazioni con l'impiego di unità di salvataggio, ma anche con unità militari e/o civili, come i mercantili presenti in zona, in adempimento agli obblighi giuridici assunti con la ratifica della convenzione».

Nel caso in cui, un'Autorità marittima riceva informazioni di un'emergenza in corso in un'area Sar di competenza di un altro Stato, informa immediatamente il Rescue Coordination Center (RSC) territorialmente competente ed estende la notizia dell'emergenza a tutte le unità in transito in quell'area Sar. «Una volta che lo Stato competente ne assume il coordinamento - spiega il comandante - le altre Autorità marittime possono intervenire in supporto, ma solo se espressamente richiesto dall'autorità coordinatrice».

Tuttavia, qualora lo Stato competente per quella area Sar non assuma il coordinamento, le operazioni vengono coordinate dall'Autorità marittima che ne ha avuto notizia ed è in grado di fornire la migliore assistenza possibile.

Per quanto riguarda gli sbarchi fantasma, sempre più numerosi a Lampedusa, Ferreri racconta che si tratta più che altro «di piccole unità in legno, unità da diporto e piccoli pescherecci, a differenza dei gommoni o barconi più largamente impiegati nel Mediterraneo centrale». Il fenomeno è «all'attenzione delle forze di Polizia operanti in mare e a terra.

Nel caso in cui le unità in questione, nel tentativo di raggiungere le coste italiane, si ritrovino in situazioni di pericolo per le vite degli occupanti, si concretizza la fattispecie del soccorso in mare, che fa capo alla Guardia Costiera italiana».

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