"Così il Vaticano sulle finanze ha vinto la sfida-trasparenza"

L'esperta voluta da Papa Bergoglio per la rivoluzione interna: "Non c'erano enti sull'orlo della bancarotta. E i cambiamenti erano già iniziati con Benedetto XVI"

"Così il Vaticano sulle finanze ha vinto la sfida-trasparenza"

Roma - La riforma delle finanze vaticane «è quasi finita» e la «nuova macchina sarà pronta presto». A tracciare il bilancio sul processo di riforma voluto da Papa Bergoglio è Francesca Immacolata Chaouqui, 33 anni, unica donna nominata dal Pontefice nella Commissione referente di studio e indirizzo sugli enti economici e amministrativi della Santa Sede. Dopo mesi di silenzio, Chaouqui esce allo scoperto e, in questa intervista al Giornale , fa chiarezza.

A che punto è la riforma degli enti economico-finanziari?

«Dopo quasi due anni la riforma volge al termine. Con la chiusura delle due commissioni referenti (Ior e Cosea), la creazione della Segreteria per l'economia coi relativi statuti e la creazione dell'ufficio dei revisori che a breve sostituirà la prefettura degli Affari economici, la nuova macchina del Vaticano è quasi pronta».

Come valuta il lavoro fatto?

«Le esigenze di snellire alcune procedure e di rendere più agevoli alcuni processi erano abbastanza palesi. Sono complessivamente soddisfatta sia del risultato finale sia per il ruolo e per l'importanza che si è data ai tecnici laici nel governo della chiesa, sia allo stesso tempo sono lieta che Papa Francesco abbia voluto mantenere enti come lo Ior e l'Apsa sotto il controllo diretto di cardinali di sua fiducia».

Si è parlato di Fondi neri, di Ior opaco con migliaia di conti chiusi. Era davvero così catastrofica la situazione?

«Quando sono stata nominata nella Commissione mi aspettavo di affrontare un viaggio in chissà quale catastrofe gestionale contro monsignori arroccati che volevano difendere chissà quali posizioni. Dopo un mese mi ero già ricreduta. Posso assicurare che, seppur con sufficiente margine di miglioramento, non c'erano enti sull'orlo della bancarotta o chissà quali malversazioni. È stato improprio parlare di fondi neri; sarebbe stato più opportuno parlare di fondi extrabilancio - peraltro ben noti a segreteria di Stato e altri enti competenti - che si è scelto di far entrare nel processo contabile. Così come credo sia improprio parlare di uno Ior bonificato solo negli ultimi mesi. Il lavoro di riorganizzazione e il processo di trasparenza della gestione era iniziato con Ettore Gotti Tedeschi per volere di Papa Benedetto ben prima che arrivassero le commissioni».

E le presunte resistenze?

«Di certo ci sono stati dei momenti di tensione, ma alla fine si è riusciti nell'intento del Papa. I nemici di Francesco? Io ne ho trovati due: personalismi e chiacchiere fini a se stesse».

È contenta di aver fatto parte del processo di riforma?

«Sono onorata di aver aiutato il Papa. Sono contenta di tante cose, ma ciò che mi lascia perplessa è la narrativa che si è fatta della riforma. A volte ho avuto la sensazione che da parte di una certa stampa si strumentalizzassero le commissioni e la riforma di Papa Francesco per far sembrare il Vaticano prima di Bergoglio come opaco, corrotto e sbagliato, e quello di oggi come immacolato, perfetto e funzionale. Ho conosciuto vescovi che lavorano in curia da moltissimi anni e che non saprebbero nascondere un centesimo. Ritengo che la Santa Sede non sia e non debba diventare una ditta che ha per obiettivo il pareggio tra entrate e uscite o una montagna di soldi ben gestiti su cui contare».

Il presidente dello Ior, Jean Baptiste de Franssu, è stato suo collega nella commissione. Lei non vuole un posto in uno dei nuovi dicasteri?

«Assolutamente no. Non ho mai preso e non prenderò mai un solo centesimo per il mio servizio al Vaticano. Questo mi permette di aiutare il Papa con un parere libero e privo di ogni velleità personale».

In quale direzione si va con il pontificato di Bergoglio?

«Il pontificato è soprattutto attenzione ai poveri, tolleranza zero nella lotta alla pedofilia, attenzione alle famiglie fragili.

Da un punto di vista politico si sta delineando per la profonda incisività in campo diplomatico grazie al ruolo del cardinale Parolin che sta conducendo un'azione diplomatica di avvicinamento dei confini. Il disgelo fra Cuba e Usa e il riconoscimento della Palestina ne sono un esempio. Non mi sorprenderei, e me lo auguro, se si riuscisse a breve ad andare in Cina».

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