La crociata liberista contro tutti i vincoli. Accuse al Garante per lo stop a ChatGpt

La censura del segretario leghista: "Decisione sproporzionata, non si può bloccare il lavoro di chi fa impresa". Nuova uscita dopo gli attacchi all'Anac. Busia: "Resterò fino al 2026"

La crociata liberista contro tutti i vincoli. Accuse al Garante per lo stop a ChatGpt

No, no e ancora no. Tanti, forse troppi per Matteo Salvini che pare essersi stancato. C'è chi dice «no» al ponte sullo Stretto di Messina chi, invece, al codice degli appalti. Ma ora c'è anche chi dice «no» a ChatGpt, l'ormai famosa piattaforma di intelligenza artificiale bloccata dal Garante della privacy. A rischio ci sarebbero - i nostri dati personali. Ma quest'ultimo «no» ha infastidito (e non poco) il leader della Lega. Un niet che ha rischiato di rovinargli anche la domenica mattina passata tra gli stand del Vinitaly. Prima di brindare al buon vino italiano con i viticoltori, infatti, ha dedicato qualche minuto per scrivere un lungo post sui social ed esprimere tutta la sua contrarietà in merito alle scelte fatte dal Garante. L'unico membro del governo ad esporsi e a schierarsi. «Trovo sproporzionata la decisione che ha costretto ChatGpt a impedire l'accesso dall'Italia, primo e unico Paese occidentale dove ciò avviene. ha scritto il ministro dei Trasporti - Oltretutto sono ormai decine i servizi basati sull'intelligenza artificiale». E paragona la scelta di censurare la piattaforma online alla politica utilizzata da Paesi privi di libertà come la Cina. «Non è accettabile in Italia, patria di Galileo, Marconi e Olivetti». E difende l'operato di chi investe: «È giusto controllare e regolamentare ma non si può bloccare, impedendo e danneggiando il lavoro di chi fa impresa, ricerca, innovazione. Auspico ci sia un rapido chiarimento e il ripristino dell'accesso. Non bisogna essere ipocriti: problematiche legate alla privacy riguardano praticamente tutti i servizi online, serve buonsenso».

Insomma, Salvini pare avere ingaggiato una vera battaglia per la libertà. Una nuova primavera per il leader della Lega che, da quando è alla guida del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è chiamato a fare i conti ogni giorno con innumerevoli cavilli che rallentano il Paese e il suo operato. Delle vere e proprie zavorre, come delle palle al piede per il capitano che, si sa, è un uomo del fare: «correre, correre» è uno dei suoi motti. Anzi, un vero e proprio stile di vita. Ogni giorno sulla chat dedicata alla stampa, gestita dal suo portavoce Matteo Pandini, sono decine i messaggi che arrivano sui cellulari dei cronisti e informano sull'avvio di nuovi cantieri, opere sbloccate e gallerie inaugurate. Ma c'è sempre qualcuno che si mette in mezzo e, in questo caso, non stiamo parlando della burocrazia. In ordine cronologico è stato Giuseppe Busia, presidente dell'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione, che ha bocciato il nuovo codice degli appalti tanto voluto da Matteo Salvini. Un parere sulle procedure che riguardano gli appalti, troppo semplici per Busia. Valutazioni che non sono piaciute affatto alla Lega tanto da chiedere le dimissioni immediate del presidente dell'Anac salvo, poi, averle ritirate poco dopo. Ma la tensione c'è nonostante l'apparente chiarimento. Ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più, il programma in onda su Rai3, Giuseppe Busia ha risposto a muso duro alle critiche salviniane.

«Cosa farà se dovessero continuare a chiedere le sue dimissioni» chiede la giornalista. «Rimango fino al 2026 perché ho fatto il mio dovere. C'è piena coerenza. L'ho fatto per collaborare con il governo e con il Paese» ha risposto. Ma Salvini sicuramente liquiderà la querella con tanti «bacioni».

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