Le nomine del Csm passano dalle chat Palamara. Questa l'ultima decisione della quinta commissione dell'organo di giustizia per eccellenza. Il nuovo metodo anticorruzione si trasforma quindi, nel requisito per i candidati di non comparire nel plico delle intercettazioni dell'ex capo dell'Anm, nelle mani ora della Procura di Perugia. «Per quanto mi riguarda mi sono sempre messo a disposizione del Csm - dichiara Luca Palamara a il Giornale - con riferimento alle chat sequestrate nel mio telefonino». Effettivamente appare quantomeno curioso che il Csm decida di utilizzare come parametro di idoneità delle chat relative a una sola persona, in questo caso Palamara. Ma c'è di più, i nomi che solo ora cerca il Csm sono già stati denunciati dall'ex magistrato nei suoi libri. Francesco Greco, il magistrato con cui Palamara ha dichiarato di avere avuto con lui direttamente molti incontri e che «al termine di un lavoro certosino», ha vinto l'incarico. Giuseppe Cascini e Stefano Pesci, i procuratori aggiunti di Roma: il primo chiese a Palamara «di intervenire su Enrico Mentana per limitare le apparizioni di Davigo», il secondo «tra il 2019 e il 2019 chiederà il mio appoggio per diventare procuratore aggiunto di Roma» - come si legge su Il Sistema-. Stesso iter per Giovanni Salvi, Procuratore Generale della Cassazione fino a poco tempo fa e su cui Palamara scrive «mi invita su una splendida terrazza di un lussuoso albergo romano nei pressi di corso Vittorio Emanuele». Una lista infinita che vede Giuseppe Pignatone ma anche Andrea Orlando e Anna Finocchiaro. Una lista conosciuta ormai, anche se oggi l'unica soluzione per cambiare il «Sistema» sembrerebbe quella di fare - ancora - le pulci al telefono di Palamara.
A tal riguardo l'ex capo Amn dichiara ancora a Il Giornale: «Penso che a questo punto sarebbe quantomai opportuno che venissero convocati anche i consiglieri uscenti e si realizzasse quello che un film di successo ha già descritto». Palamara propone un «Perfetti Sconosciuti» ai tavoli del Csm: «Cioè che venisse chiesto a tutti di mettere i telefonini sul tavolo e vedere quanti e quali magistrati hanno a loro volta dialogato con chat e telefonate con gli stessi consiglieri.
Solo in questo modo può esserci una mappa completa di come il meccanismo della raccomandazione e dell'auto-raccomandazione per incarichi direttivi sia ancora realmente ed effettivamente diffuso all'interno della magistratura, altrimenti rischieremo sempre di avere una visione parziale di come realmente hanno funzionato le cose». Il gioco non è finito, ma è ancora all'inizio secondo l'ex magistrato.
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