Dai migranti alle libertà civili: lo scontro sullo Stato di diritto che può affondare l'Europa

"L' Unione europea non è uno Stato. I 27 Stati membri dell'Unione europea rimangono sovrani, al di sopra dei Trattati"

Dai migranti alle libertà civili: lo scontro sullo Stato di diritto che può affondare l'Europa

«L' Unione europea non è uno Stato. I 27 Stati membri dell'Unione europea rimangono sovrani, al di sopra dei Trattati...Le competenze della Ue hanno dei limiti...se volete uno superstato europeo dovete chiederlo agli Stati e alle popolazioni europee». Così parlò il premier polacco Mateusz Morawiecki. Le sue parole, risuonate nella plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo, trasformano in duello esistenziale la contrapposizione, fin qui solo politica, tra la Commissione Europea e il governo di Varsavia. D'ora in poi lo scontro su questioni come l'accoglienza dei profughi, i diritti degli omosessuali e lo stato di diritto non è più ripianabile. Diventa un duello senza compromessi da cui dipende la sopravvivenza di due identità basate su valori inconciliabili. Se andrà bene, o meglio, se andrà come spera Bruxelles, l'arma dei mancati sussidi affosserà l'economia polacca portando all'agonia il governo del premier Morawiecki. Se andrà male, la stessa arma scaverà una ferita non più ricucibile nel versante orientale dell'Europa. E l'inevitabile susseguente cancrena comporterà non solo la perdita della Polonia, già pronta alla Polexit, ma lo sgretolamento, a partire dall'Ungheria, di altre zone orientali. Sgretolamento capace di far tremare l'architettura europea.

A determinare l'irriducibilità della contesa tra Varsavia e Bruxelles è il salto dal livello politico a quello giuridico-istituzionale determinato dalle diatriba sul mancato rispetto dello stato di diritto imputato all'esecutivo di Morawiecki. Per comprendere l'irriducibilità dello scontro non va dimenticato che le varie Costituzioni, a partire dalla Magna Carta inglese del 13mo secolo, rappresentavano le leggi fondanti degli stati nazionali europei. L'adesione all'Unione ha comportato la necessità di sottomettere anche le leggi costituenti ai trattati europei. Questo, però, non è sempre avvenuto. In assenza di un conflitto aperto, le autorità europee non hanno, fin qui, imposto una perfetta aderenza giuridica. Ma da quando Varsavia pretende, legittimamente in base alle proprie leggi, di cambiare il sistema giudiziario, il problema diventa non aggirabile. Anche perché la Commissione Europea intravvede nelle mosse della Polonia il tentativo d'imbrigliare la magistratura e minare le regole dello stato di diritto.

Ma lo scontro scatena una contraddizione irrisolvibile. La Costituzione, oltre a rappresentare l'atto fondante degli stati nazionali è sempre stata anche fonte ispiratrice e vincolante dello stato di diritto. Da essa è sempre derivato il metro per giudicare la legittimità e l'equità del potere esecutivo, limitandone eccessi e abusi. Quel metro, nella nostra Costituzione, è sintetizzato dai principi fondanti dei primi 12 articoli della Carta. Lo stesso per la Polonia, che fuori dall'orbita sovietica si diede una Costituzione in linea con la propria tradizione cristiana.

Ma per l'Unione Europea il metro dello stato di diritto sono i suoi trattati. Un concetto apparentemente elementare, visto che i 27 ne hanno accettato, aderendovi, la superiorità istituzionale. Ma l'apparente ovvietà contiene un «vulnus» capace di mettere a rischio la costruzione europea. La Ue, pur pretendendo di dettare le regole dello stato di diritto, non è, infatti, mai riuscita a sintetizzare i principi fondanti dei suoi trattati in una Costituzione. Il tentativo - affidato nel 1983 alla Convenzione Europea guidata dall'ex presidente Giscard d'Estaing - è miseramente fallito. E con esso tutti i successivi tentativi di ratificarne una forma anche più limitata.

Insomma la Ue non è fin qui riuscita a dirci quali sono i principi e i valori fondanti della sua autorità. E lo scontro con la Polonia, evidenziando questa profonda contraddizione, minaccia di trasformarsi in una pericolosa legge del contrappasso capace di minare l'autorità dell'intera istituzione europea.

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