Ddl penale, la fiducia messa dal governo è "la morte del diritto processuale penale"

Il governo ha deciso di mettere la fiducia sul disegno di legge di riforma del processo penale. Durissima protesta dei Giovani avvocati (Aiga). Il presidente Michele Vaira: "Testo non in linea con i princìpi fondamentali del giusto processo"

Ddl penale, la fiducia messa dal governo è "la morte del diritto processuale penale"

Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il voto di fiducia sul disegno di legge di riforma del processo penale. Immediata la protesta, sia in ambito politico che giudiziario. ''La fiducia autorizzata dal Cdm - dichiarano in una nota Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, e Francesco Paolo Sisto, capogruppo azzurro in Commissione Affari costituzionali a Montecitorio - è letteralmente scandalosa. Siamo di fronte a un'accelerazione propagandistica del ministro della Giustizia, che è difficile non collegare alla sua candidatura alla segreteria del Partito democratico". Il ministro Andrea Orlando, però, nega ogni addebito. "Non vedo cosa c'entri con il congresso del Pd. Il ddl non è il mio disegno di legge ma fu varato tre anni fa dal governo Renzi con l'unanimità di tutti i ministri. Non rivendicherò questo risultato come mio, ma lo rivendicherò come risultato di tutto il governo".

Dalle stanze della politica ai tribunali ed agli studi legali, il passo è breve. "È la morte del diritto processuale italiano", tuona l'avvocato Michele Vaira, presidente di Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), contro la scelta del governo. Una mossa che, di fatto, azzera ogni discussione e possibile miglioramento del testo in parlamento. I giovani avvocati chiedono di "stralciare" il ddl, a eccezione delle sole norme sull'ordinamento penitenziario. Ma perché questa avversione? I motivi, spiega Vaira, sono molteplici: "Il generale inasprimento delle pene previsto dalle nuove disposizioni per alcune tipologie di reato, la nuova disciplina della prescrizione, con il conseguente ed irragionevole potenziale allungamento dei tempi processuali, le norme sulla 'partecipazione a distanza' al processo e la delega al governo sulle intercettazioni costituiscono solo alcuni esempi di una riforma che nel complesso rappresenta un pericoloso passo indietro sul fronte delle garanzie e dell’effettività del diritto di difesa, rispetto a cui tutta l’avvocatura non può che manifestare la sua più ferma ed assoluta contrarietà".

L’improvvisa accelerazione e il venir meno del dibattito parlamentare, tra l'altro, vanno in contrasto con le ultime dichiarazioni del ministro Orlando, che in un’intervista tv aveva "sottolineato l’importanza rivestita dall’avvocato nel nostro ordinamento democratico, valorizzandone la figura in chiave antipopulista e di garante di quei diritti fondamentali della persona che invece risultano gravemente compromessi proprio dalle novità più significative della riforma".

L’Aiga, che rivendica con orgoglio di aver denunciato per prima, nel mondo forense, la gravita della situazione, si appella a tutte le forze politiche e ai gruppi parlamentari: "Facciano di tutto per non approvare la riforma". E il ministro Orlando viene invitato a "rivalutare l’opportunità di insistere sull’approvazione di un testo non in linea con i princìpi fondamentali del giusto processo, da tempo scolpiti nella Costituzione della Repubblica Italiana e nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo". Al vaglio ci sono anche proteste più forti da parte delle istituzioni forensi, invitate da Aiga a dichiarare urgentemente uno stato di agitazione, senza escludere più incisive forme di protesta a tutela dei diritti dei cittadini.

Cinque giorni di sciopero dei penalisti

L’Unione delle Camere penali italiane intanto rende noto di avere deciso "l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale nei giorni 20, 21, 22, 23, 24 marzo 2017.

"Né il processo, né i diritti dei cittadini - si legge in un comunicato - possono essere merce di scambio di alcuna contesa di potere, e tanto meno ostaggio di conflitti di natura elettorale, e appare altresì necessario scongiurare una gravissima compressione del dibattito democratico".

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