De Benedetti fallito e salvato: le banche acquistano Sorgenia

Dal tribunale via libera al piano di riassetto del gruppo energetico che aveva accumulato quasi due miliardi di debiti. E il governo Renzi gli regala altri 150 milioni di incentivi

De Benedetti fallito e salvato: le banche acquistano Sorgenia

I l regalino a Carlo De Benedetti e famiglia è arrivato. Il tribunale di Milano ha dato via libera al riassetto dell'enorme debito di Sorgenia: 1,8 miliardi di euro. La società energetica evita così il fallimento passando - a breve - sotto il controllo delle banche. L'omologa del tribunale era l'ultimo passo per il salvataggio del gruppo controllato dalla Cir (famiglia De Benedetti) e dall'austriaca Verbund. Con questo passaggio vengono autorizzati un aumento di capitale da 398 milioni e un prestito convertendo da 198 milioni: in questo modo le banche con cui Sorgenia era indebitata potranno trasformare i loro crediti in capitale. Il creditore che rischiava di più è il Montepaschi (600 milioni).

È un'operazione alla portata di tutti gli imprenditori esposti con il sistema creditizio? Certo che no. Di solito le banche chiedono ai debitori di rientrare velocemente e senza discutere troppo. E, prima ancora, si guardano bene dal prestare soldi a imprenditori che mostrino crepe nell'assetto finanziario. In questi anni di crisi non si contano gli artigiani che hanno chiuso bottega perché le banche non concedevano dilazioni ai debiti. O i proprietari di case pignorati perché non ce la facevano a pagare le rate del mutuo.

Non è stato così con Sorgenia: tutti ai piedi dei De Benedetti. Lo scorso luglio, quando fu raggiunto l'accordo base per evitare il fallimento, il gruppo energetico aveva accumulato un debito mostruoso: quasi 2 miliardi di euro con 21 istituti. Che in passato avevano largheggiato con la società controllata dall'editore di Repubblica ed Espresso (in anni recenti ha lasciato i ruoli operativi ai figli) nonostante che le attività di Sorgenia andassero male. Uno degli asset più famosi, la centrale elettrica a carbone di Vado Ligure partecipata tramite Tirreno Power, ha perso 384,4 milioni di euro tra inizio 2013 e ottobre 2014 ed è gravato da un debito di 894 milioni.

Con somme di questa portata le banche avevano bisogno di un «incentivo» per impegnarsi ancora a non affossare la società energetica della famiglia De Benedetti. Un paio di settimane prima che fosse ratificato l'accordo che prevede l'uscita dall'azionariato di Cir e Verbund, l'aiutino è arrivato puntuale dal governo Renzi. Il che spiega anche perché il quotidiano di famiglia sia così benevolo con il premier.

Si tratta di un decreto firmato a fine giugno dal viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti (professore alla Sapienza molto vicino a Bersani e Visco): sembra che la titolare del dicastero, Federica Guidi, non ne fosse informata a differenza del presidente del Consiglio. Il provvedimento era previsto anche nelle leggi di stabilità dei governi Monti e Letta. Insomma, a sinistra cambiano i governi, non l'ossequio all'Ingegnere.

Il «capacity payment» fu introdotto nel 2003 (governo Berlusconi, ministro Marzano): è un incentivo pubblico concesso ai produttori di energia che s'impegnavano ad aumentare la produzione in caso di picchi di richiesta. Negli anni successivi la capacità è aumentata e il problema è venuto meno: non così il fabbisogno e le richieste di Sorgenia.

Così il fondo è stato dotato di circa 700 milioni di euro, e la società ne dovrebbe attingere tra il 20 e il 25 per cento, quindi almeno 150 milioni. Un bell'incentivo pubblico per salvare l'ex società energetica dei De Benedetti.

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