Def, verso lo stop alle clausole di salvaguardia Iva

Il ministero dell’Economia lavora senza sosta al documento che presto o tardi arriverà in Cdm. Scostamento deficit da 55 miliardi, la crescita a -8 per cento

Def, verso lo stop alle clausole di salvaguardia Iva

Via le clausole di salvaguardia sull’Iva dal 2021. È questa, secondo quanto si apprende, l’ipotesi su cui sta lavorando il governo e che dovrebbe essere contenuta nel Documento di economia e finanza (Def). Documento che Giuseppe Conte e i suoi ministri dovrebbero approvare in un Consiglio dei ministri che potrebbe tenersi in tarda serata. Sarebbe una mossa coraggiosa, qualora fosse effettivamente varata. È la scelta che l'esecutivo dovrebbe ufficializzare nelle prossime ore. L’idea è quella di assorbire e quindi annullare una volta per tutte la clausola, anche per dare un segnale di stabilità dei conti pubblici rispetto ai mercati finanziari.

Il Def su cui tutti si stanno concentrando in queste ore, presenta numeri che fotografano alla perfezione il dramma economico che l’Italia, messa in ginocchio dal Covid-19, sta vivendo. Nell’intesa raggiunta nella notte al Mef, in una riunione andata avanti fino all’1.30, a quanto apprende l’Adnkronos il Pil è stato fissato a -8%, il deficit raggiunge un tetto di +10,4% e il rapporto debito/Pil sale fino al 155%. Davanti a questi numeri preoccupanti il governo metterà in campo un decreto di 55 miliardi - lo scostamento di bilancio che approderà in Cdm ammonterà a tanto - a cui vanno aggiunti i 30 miliardi per le garanzie statali sui prestiti alle imprese.

Nel Def, stando all’accordo raggiunto nella notte, il governo metterà poi nero su bianco lo stop alle clausole di salvaguardia dell’Iva, che per il prossimo anno avrebbero pesato sui conti pubblici per 20,1 miliardi. Questi i numeri che dovrebbero essere oggetto, nelle prossime ore, di un confronto tra il premier Conte, il ministro Roberto Gualtieri e i capi delegazione delle forze di maggioranza: un prodotto interno lordo che, per il 2020, come detto, sarà in calo dell’8% che rimbalzerebbe per il 2021 a +4,7%. Via, dunque, le clausole di salvaguardia sull’Iva dal prossimo anno.

Sono ore frenetiche. Il premier dicono sia teso. E i suoi ministri (dem e pentastellati su tutti) non fanno altro che litigare. C’è chi, pessimista, crede che l’intero esecutivo sia arrivato al capolinea. Non è ancora certo che il Consiglio dei ministri convocato per approvarlo si riunisca nella serata di oggi. Ed è possibile che slitti a domani o addirittura al weekend. Ma nel frattempo trapelano le cifre sulla portata dello scostamento di bilancio e sulla dimensione delle misure che saranno contenute nel nuovo decreto (il cosiddetto "decreto aprile") per affrontare l’emergenza.

Ecco le principali: il ministero dell’Economia prevede un calo drastico del Pil. Nel 2020 il deficit tocca le due cifre e si attesta, questa la previsione, al 10,4%. Lo scostamento di bilancio complessivo è di 55 miliardi, dunque, diversi miliardi di più di quelli ipotizzati inizialmente da Roberto Gualtieri. Nel complesso, il saldo netto da finanziare è di 161 miliardi di risorse, tra cui 50 da Cassa depositi e prestiti e 30 di garanzie. Il Mef è al lavoro per gli interventi necessari per superare l’emergenza coronavirus. Tra questi, 2,3 miliardi saranno dirottati per la Salute, soprattutto per il potenziamento delle terapie intensive. E 274 milioni saranno impiegato per azzerare l’Iva sui dispositivi medico sanitari. Un miliardo e mezzo andrà alla protezione civile, 130 milioni alla sicurezza e 90 alla Difesa.

Per la Cig serviranno 13 miliardi. La disoccupazione per colf e badanti impegnerà per 1,3 miliardi, mentre 500 milioni serviranno per i congedi parentali e bonus baby-sitter.

In agenda anche il rinnovo del sostegno mensile per gli autonomi: è rifinanziato per i prossimi due mesi. Il primo mese costerà 4 miliardi, il secondo 3 miliardi. In tutto 7 miliardi di intervento in (appena) sessanta giorni.

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