"Diffidenza, ignoranza, cattivi consigli. Quanto è difficile gestire le prime dosi"

La responsabile dell'hub del Gemelli di Roma: "Molti arrivano da noi e ci raccontano che sono stati dissuasi dal loro stesso medico"

"Diffidenza, ignoranza, cattivi consigli. Quanto è difficile gestire le prime dosi"

Paura, diffidenza e cattivi consiglieri. Il super green pass spinge anche i più refrattari a vaccinarsi ma la gestione dei cittadini che arrivano a vaccinarsi malvolentieri spesso è molto difficile. Patrizia Laurenti, docente di Igiene e direttore dell'Unità operativa complessa di Igiene del Policlinico Gemelli, responsabile dell'hub vaccinale, è in prima linea dell'inizio della campagna vaccinale e dal suo osservatorio privilegiato racconta chi sono i «forzati» del vaccino.

Professoressa Laurenti anche da voi boom di vaccinazioni?

«Le prime dosi erano aumentate già con l'introduzione del green pass dal 15 ottobre, soprattutto da quando è diventato obbligatorio per il lavoro. Certamente con il super green pass c'è stato un cambio di passo conseguente all'obbligo per diverse categorie di lavoratori. La maggioranza comunque sono terze dosi».

È problematico gestire chi arriva oggi a fare la prima dose?

«Gestire i pazienti che si vaccinano ora per prima volta è più difficile. Abbiamo persone che hanno rimandato fino ad ora soprattutto per scarsa conoscenza. Tra loro anche i guariti ed è un bene che sia uscita la circolare del ministero della Salute: molti di quelli che avevano rimandato fino ad ora la prima dose erano persone che avevano avuto il Covid ed esitavano a vaccinarsi per scarsa conoscenza. Ora invece è arrivato il chiarimento del ministero: a 5 mesi dalla guarigione il vaccino aumenta la protezione che cala anche per chi è guarito»

I motivi di chi rimanda?

«Sono frenati da ragioni diverse. Hanno più paura del vaccino che del malattia per scarsa conoscenza e spesso sono persone che si informano male. Ma non sono pochi quelli che arrivano e raccontano che il loro medico ha sconsigliato il vaccino».

Quando è un medico a sconsigliare il vaccino come si può affrontare il problema? Un solo medico no vax vale centinaia di pazienti che lo seguono.

«Per me è drammatico che ci siano medici che sconsigliano la profilassi. Per alcuni ci sono preclusioni ideologiche. Insieme ad altri colleghi cerchiamo di capire: si tratta persone isolate che non si confrontano, non sono abituate a leggere e ad aggiornarsi. É grave non selezionano le fonti e non si aggiornano. Abbiamo il dovere dell'aggiornamento continuo ma evidentemente viene aggirato».

Ha conosciuto medici che sconsigliano il vaccino?

«Una collega aveva sconsigliato il vaccino ad una persona guarita dal Covid. Alla fine ho convinto entrambi. Invito tutti i miei colleghi che hanno dubbi a chiamarci confrontiamoci, non isolatevi ».

La maggior parte dei non vaccinati appartiene alla fascia dai 30 ai 49anni. Perché?

«È una platea che comunque rischia l'ospedale e l'aggravamento. Basta che abbiano un fattore di rischio come l'obesità, l'ipertensione o l'asma che sono frequenti. Mi sembra ci siano motivi generazionali. Mi chiedo quale sia il livello di studi e mi sembra sia la stessa fascia che nel 2017 si opponeva all'obbligo del morbillo».

Nel vostro hub si vaccineranno anche i bambini?

«No: siamo già intorno alle 650 somministrazioni al giorno: 500 Covid e il resto l'antinfluenzale. È bene che le vaccinazioni pediatriche restino separate dalle altre per motivi di sicurezza. Le dosi sono diverse, l'ambiente deve essere accogliente per i piccini. C'è il Bambino Gesù in prima linea ed è importante che anche i bambini si proteggano. Il virus si sta insinuando con una circolazione elevata. Quando aumentano i contagi crescono anche i casi gravi.

Quanto durerà terza

dose?

«Dobbiamo aver pazienza e aspettare almeno 5/6 mesi. In primavera analizzeremo i dati e vedremo se e quanto cala la protezione per essere pronti eventualmente a fare un ulteriore richiamo prima del prossimo inverno».

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