Dire "No" per sgonfiare il bluff dei Cinque stelle al governo

Nel 2016, la rovina di Matteo Renzi fu l'aver voluto personalizzare il referendum sulla sua riforma costituzionale

Dire "No" per sgonfiare il bluff dei Cinque stelle al governo

Nel 2016, la rovina di Matteo Renzi fu l'aver voluto personalizzare il referendum sulla sua riforma costituzionale. Ma chi si crede d'essere questo?, pensarono gli italiani. E lo punirono. Lo punirono anche perché, anziché giustificare la propria riforma nel merito, ne fece una bandiera qualunquista. «Risparmieremo un miliardo all'anno», disse. E che vuoi che sia un miliardo in un Paese che ne brucia 800 di spesa corrente?, rifletterono in molti. E di conseguenza votarono No. È quello che sta succedendo a Luigi Di Maio. E non solo perché l'unica giustificazione addotta a questa clamorosa e masochistica amputazione di rappresentanza democratica è il risparmio, che Carlo Cottarelli ha correttamente stimato nello 0,007% della spesa pubblica: l'equivalente di un caffè all'anno per ciascun italiano. Il problema di Di Maio è che non ha resistito alla tentazione, e sta personalizzando e politicizzando il voto referendario. Basta leggere i suoi comunicati sui social. Ne cito solo uno: «Luigi Di Maio in Puglia, tutti insieme per dire sì al referendum del 20 e 21 settembre». Non una parola sulle regionali (in Puglia si vota), tutto è riassunto nella campagna referendaria. Ed è noto che a voler rompere la prassi costituzionale abbinando per la prima volta nella storia repubblicana un referendum sulla Costituzione ad elezioni di natura politica è stato lui, Di Maio. L'ha fatto per drogare la partecipazione al referendum, per far in modo che parte del voto referendario si trasferisca sulle debolissime liste grilline alle regionali, per mascherare il prevedibile flop del M5s alle regionali con una possibile vittoria al referendum, per far dimenticare il fallimentare avvio dell'anno scolastico da parte del ministro grillino all'Istruzione Lucia Azzolina, che in sei mesi non è riuscita a provvedere ai controlli sanitarii su studenti e docenti, al reperimento di spazi aggiuntivi, al reclutamento dei docenti supplementari necessari, ai trasporti pubblici per gli studenti, alla dotazione dei pur inutili banchi a rotelle entro la data di riapertura delle scuole. Come Renzi, peggio di Renzi.

Ecco, se gli italiani capiranno tutto questo, se andranno a votare per il referendum avendo ben chiari i volti, le responsabilità e le mistificazioni di Luigi Di Maio e di Lucia Azzolina, ebbene, dal 21 settembre ci sarà da divertirsi. Assisteremo, allora, alla fine di un bluff: il bluff dei grillini al governo.

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