La disfida dei filosofi sul passaporto vaccinale. "Non esiste il diritto di danneggiare gli altri"

Antiseri e Tagliagambe firmano la lettera in risposta a Cacciari e Agamben

La disfida dei filosofi sul passaporto vaccinale. "Non esiste il diritto di danneggiare gli altri"

Filosofi contro filosofi, all'attacco o in difesa del green pass. Alle perplessità espresse da Massimo Cacciari sul certificato verde, Silvano Tagliagambe e Dario Antiseri, replicano citando Schopenhauer: «La salute non è tutto, ma senza la salute il tutto è niente».

I due importanti rappresentanti della categoria - a pochi giorni dall'appello sottoscritto da intellettuali come Cacciari, Giorgio Agamben e Alessandro Barbero, insieme a centinaia di professori universitari, per bocciare il green pass definendolo un provvedimento «anticostituzionale e discriminatorio» - si schierano con una lettera pubblica a favore dei vaccini e della certificazione considerata al contrario «espressione di una concezione concreta, e non declinata in modo astratto, della libertà». «Salvaguarda il diritto di critica, che è sempre benvenuta e fuori discussione, ma che non può essere spinta fino al punto di negare, in nome di una presunta libertà irresponsabile - scrivono i due filosofi - l'altrettanto sacrosanto diritto degli altri a non essere danneggiati, come ha recentemente sottolineato, con toni inusualmente forti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella».

Tagliagambe e Antiseri invitano i no vax e i no pass a ragionare sul pensiero di Schopenhauer. «Si tratta di un'idea sulla quale dovrebbero riflettere quanti, ai nostri giorni, si ostinano a rifiutare i vaccini e a respingere, piuttosto che migliorarle, le misure, per esempio il green pass, tese a contenere il contagio del virus e delle sue varianti - si legge nel documento - che nel giro di poco più di anno sia stato possibile costruire e produrre vaccini sicuri ed efficaci contro il nuovo coronavirus è un autentico portento della ricerca scientifica, di una ricerca a servizio dell'intera umanità». Il timore dei due studiosi è che dietro alle prese di posizione degli intellettuali ci sia «l'accantonamento di un altro monito di Schopenhauer, eccelso filosofo che non può certo essere tacciato di apologia della dittatura della scienza: In genere è meglio palesare la propria intelligenza con quello che si tace piuttosto che con quello che si dice. La prima alternativa è la saggezza, la seconda vanità».

Cacciari, invece, ha espresso in più occasioni le sue perplessità sul green pass, considerato da «regime dispotico», e sull'obbligo vaccinale («Se arriva l'obbligo, bene: almeno sparisce l'ipocrisia»). «Il governo è legittimato a imporre un trattamento sanitario, è vero. Se ne discute la legittimità in chiave culturale, etica e politica.

Tutto va bene perché c'è un'emergenza sanitaria? È lecito chiedere in base a quali criteri cesserà lo stato d'emergenza? Finirà quanto non c'è più un malato in terapia intensiva o quando nessuno ha più di 37,5 di febbre? Tutti a sollecitare meccanismi autoritari, come sostanzialmente è l'obbligo di vaccinazione. Ma scherziamo? Ai virologi non frega nulla delle derive culturali e politiche di questa società?», lo sfogo dell'ex sindaco di Venezia a Quarta Repubblica.

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