Nemmeno il tempo di chiudere il caso Petrocelli che già i grillini sono alle prese con il caso Ferrara. Che è il senatore Gianluca, capogruppo M5s in Commissione Esteri, fino a mercoledì in pole position per sostituire il compagno Petrov alla guida della terza commissione permanente di Palazzo Madama, in via di scioglimento dopo le polemiche sulle posizioni filo russe dell'ormai ex presidente. Dopo una giornata di dubbi sull'opportunità di rimpiazzare Petrocelli con un altro senatore accusato di essere filo-russo, arriva il passo indietro. «Non mi candido», dice Ferrara in serata.
Un dietrofront suggerito direttamente dai vertici del M5s, constatata di fatto l'indisponibilità del Pd ad appoggiare il parlamentare campano. Adesso il candidato potrebbe essere l'ex capogruppo a Palazzo Madama Ettore Licheri, di provata fede contiana e vicinissimo a Paola Taverna, che in queste ore lo sta sponsorizzando in vista del voto segreto tra i componenti della nuova terza Commissione.
La promozione di Ferrara è stata vanificata per una serie di post su Facebook scovati dall'Adnkronos. Solo nel 2017 il senatore pentastellato dava dei «criminali» e «terroristi» a cinque ex presidenti americani. Un anno prima Ferrara parlava così dei rapporti tra la Nato e la Russia: «Oggi l'accerchiamento della Nato alla Russia è evidente». Poi c'è la visita a Mosca dal 16 al 19 giugno del 2019, quando il senatore campano partì in missione per la Russia proprio insieme a Petrocelli.
Rer questo, soprattutto tra i riformisti del Pd, sembra essere venuta meno la fiducia nei confronti dei Cinque stelle. «Si parla di Licheri, ma bisognerà vedere come sarà composta la nuova commissione, purtroppo lì si è scatenata una guerra, non è detto che il prossimo presidente sarà del M5s», dice un senatore del Movimento al Giornale. E infatti una parte del Pd spinge per aprire una discussione su una figura di «alto profilo» - si fanno i nomi di Emma Bonino, Luigi Zanda o Pier Ferdinando Casini - offrendo al M5s una «compensazione» su altre postazioni parlamentari. Quindi potrebbe non bastare la rinuncia di Ferrara per placare le tensioni tra i giallorossi. Anche perché il presidente è eletto a scrutinio segreto tra i membri della commissione, e c'è chi non esclude franchi tiratori, in Iv e nel Pd ma anche tra gli stessi 5s, nonostante il passo indietro di Ferrara. E poi bisogna comunque sostituire un membro della Esteri. Si tratta del «pacifista» Alberto Airola, che ha chiesto di essere spostato in commissione Cultura. Mentre Vito Petrocelli, ancora formalmente parte del gruppo M5s, risulta tra i candidati pentastellati per diventare un componente della nuova terza Commissione. Insieme a lui ci sono la capogruppo Castellone, Simona Nocerino, Primo Di Nicola, Gianluca Ferrara, Paola Taverna, Gianluca Castaldi, Vito Crimi, Alessandra Maiorino e Ettore Licheri. Della vecchia Commissione facevano parte Taverna, Nocerino e Ferrara.
Ferrara, prima di rinunciare, si era giustificato per i suoi post contro gli Stati Uniti.
«Chi mi definisce filorusso mi offende», aveva sottolineato. Ammettendo di avere «posizioni critiche sulla politica estera degli Usa e della Nato» e condannando «la folle aggressione militare ordinata da Putin». Ma non è bastato.
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