C'era una volta l'ossessione anti-berlusconiana. Anzi no, c'è ancora, lotta insieme a noi e riesce allegramente a sconfiggere l'interesse generale. La fantomatica norma «salva-Berlusconi», inserita nella riforma fiscale, scatena gli istinti dei vecchi fondamentalisti della ventennale religione della sinistra italiana. E provoca stupore, misto a una certa amarezza dalle parti di Arcore.
«È possibile che tutte le volte che c'è un provvedimento importante sul fisco, che riguarda milioni di italiani, qualcuno si senta obbligato a mettere in mezzo me? Ogni pretesto è buono per chiamarmi in causa». Silvio Berlusconi apprende dalla lettura mattutina dei quotidiani l'esistenza della famosa norma. E non gradisce affatto il nuovo fuoco di fila dei giustizialisti in servizio permanente effettivo. Fa qualche telefonata per capire di cosa si tratta. Qualcuno pensa sia una trappola con cui far saltare il Patto del Nazareno alla vigilia della partita del Quirinale, tanto più che secondo Niccolò Ghedini non sarebbe neppure applicabile al caso Berlusconi. Qualcuno, nel circolo ristretto dell'ex premier, commenta: «Evidentemente il presidente fa ancora molto paura». E ad Arcore si chiedono a chi giovi tutto questo. Non al Cavaliere visto che la norma inciderebbe sugli effetti della sentenza di condanna Mediaset, vale a dire sulle pene accessorie, ma non sulla candidabilità del leader forzista, l'aspetto che più sta a cuore agli azzurri.
Di certo Berlusconi mostra un «totale disinteresse» per questo presunto salvagente. E dice con chiarezza che dell'articolo 19 bis del decreto della delega fiscale non sa cosa farsene. Per due motivi: il primo è che entro un paio di mesi vedrà concludersi il periodo di affidamento ai servizi sociali a Cesano Boscone e potrà tornare a esercitare l'attività politica su tutto il territorio italiano. Il secondo è la convinzione che recupererà al più presto la piena agibilità politica attraverso il giudizio della Corte europea dei diritti dell'uomo. Lo stato maggiore forzista attende da Strasburgo il segnale che consentirà al leader di tornare in campo senza limiti di sorta. L'unico vero obiettivo, dunque, resta quello della completa riabilitazione attraverso la cancellazione dell'interdizione della legge Severino, sei anni a partire dal primo agosto 2013 che impedirebbero la candidatura anche nel 2018. «Entro l'estate 2015 attendiamo il responso della Cedu sui due ricorsi e non abbiamo dubbi che ci darà ragione sia nel sostenere che la Severino non poteva essere applicata retroattivamente, sia nel sancire la negazione dei diritti di difesa, nel procedimento Mediaset».
La surreale vicenda del codicillo fantasma accende, però, una riflessione amara.
«Ammettiamo per un momento che la norma sia applicabile a Berlusconi. Con la retromarcia si preferisce infliggere un danno a centinaia di migliaia di persone, pur di evitare un ipotetico, eventuale vantaggio per Berlusconi. Questa è l'Italia oggi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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