Divisi in Patria, oltre confine deponiamo le armi

Divisi in Patria, oltre confine deponiamo le armi

Avversari in Patria, alleati all'estero. In altri Paesi è la regola, curioso notare che, almeno in questo caso, l'Italia non faccia eccezione. Gli ultimi giorni li ho trascorsi ad Halifax, in Canada, per partecipare ai lavori dell'assemblea parlamentare della Nato. La delegazione italiana è composta da nove senatori e altrettanti deputati indicati dai gruppi parlamentari e nominati dai presidenti dei due rami del Parlamento. La delegazione è guidata da un grillino, Luca Frusone. A Roma, durante un confronto su Sky, di recente ci siamo duramente contrapposti, ad Halifax ci siamo invece sostenuti. Non c'è stato neanche bisogno di parlarsi. Uomini e donne di Forza Italia, di Fratelli d'Italia e del Pd hanno da subito marciato uniti al fianco dei colleghi di Lega e Movimento 5 stelle avendo come unica bussola l'interesse nazionale.

Per temperare quello che ci è sembrato un tentativo di egemonia turca negli organismi dell'Alleanza atlantica abbiamo deciso di votare un leghista, Paolo Formentini, alla vicepresidenza dell'assemblea parlamentare della Nato. Siamo finiti in minoranza, ci abbiamo provato. Siamo invece riusciti a far eleggere un altro leghista, Matteo Bianchi, vicepresidente della sottocommissione Transizione e Sviluppo. L'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti ha segnalato i rischi della ventilata concentrazione in Polonia dei comandi Nato: abbiamo concordato una linea comune per scongiurare una prospettiva che, di fatto, penalizzerebbe l'Italia. Abbiamo, con Edmondo Cirielli, di Fdi, contenuto la virulenza turca contro i Curdi, usati nella crisi siriana e poi vilmente abbandonati dalla comunità internazionale. Con le solide argomentazioni di Andrea Orsini (Fi) abbiamo, soli, rifiutato di votare una risoluzione Nato che condannava la Russia con una durezza ad avviso di tutti eccessiva. Gesti spontanei, rivelatori di due verità su cui poco si riflette. La prima, ovvia: siamo stati eletti in rappresentanza della Nazione, dell'intera Nazione, naturale farsi metaforicamente la guerra sui temi della politica interna, altrettanto naturale deporre le armi e darsi una condotta comune sulla politica estera e di difesa. Su quel terreno è bene che cadano le maschere, siamo tutti italiani. Ma questo è possibile perché, ecco la seconda verità, al netto della propaganda, delle sparate ad effetto e delle ubriacature occasionali, sulla scena internazionale l'interesse dell'Italia è facilmente identificabile e forze politiche pur diversissime tra loro tendono naturalmente ad interpretarlo in maniera univoca. Poi, certo, ci sono gli errori. Gli errori di valutazione che producono danni. Emblematico il fatto che il ministro Paolo Savona abbia ammesso che l'isolamento dell'Italia in Europa ha creato una «situazione grave» per il nostro Paese.

Ora è chiaro che quando Forza Italia denunciava i rischi della politica muscolare del governo non remava contro l'interesse nazionale. Remava a favore. Continueremo a farlo con tutta la durezza del caso in Patria, ma quando ci troveremo oltre confine deporremo nuovamente le armi.

* senatore di Forza Italia

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