Il dolore dei genitori e le accuse alla polizia: "L'intervento in ritardo"

A Houston la lobby delle armi non rinuncia alla convention a pochi giorni dal massacro

Il dolore dei genitori e le accuse alla polizia: "L'intervento in ritardo"

New York. Joe Biden vola in Texas domenica con la moglie Jill per incontrare le famiglie delle vittime della strage alla scuola elementare di Uvalde, mentre negli Usa monta la protesta contro le armi. A partire da Houston, dove ieri pomeriggio si è aperta la convention annuale della National Rifle Association (Nra) e dove sono già in programma diverse manifestazioni. Centinaia di persone sono attese in piazza nei pressi del George R. Brown Convention Center, dove ha luogo l'evento della potentissima lobby della armi sino a domenica: molti ritengono che l'assemblea sia fuori luogo a pochi giorni dal massacro alla Robb Elementary School, dove sono morti 19 bambini e 2 adulti, e intendono far sentire il proprio disappunto soprattutto ai partecipanti, fra i quali figurano l'ex presidente Donald Trump e il governatore repubblicano del Texas Greg Abbott. «La questione non è la convention della Nra ma il fatto che i leader della Nra contribuiscono al problema della violenza delle armi non alla soluzione», ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa. Il produttore di armi Daniel Defense, che ha fabbricato il fucile d'assalto usato da Salvador Ramos nel massacro, ha annunciato che non andrà alla convention.

E anche il cantautore Don McLean non si esibirà all'evento perché «irrispettoso e doloroso» dopo la strage. Il sindaco di Houston, Sylvester Turner, intanto, ha spiegato che un contratto vincolante vieta alla città di annullare unilateralmente la conferenza della Nra. Mentre il leader della maggioranza dem al Senato, Chuck Schumer, in un duro attacco in aula ha definito Abbott un «truffatore assoluto» dopo i commenti sulla strage e la decisione di partecipare ugualmente alla convention. Sempre ieri, i repubblicani in Senato hanno bloccato una legge sul terrorismo interno che avrebbe aperto un dibattito su nuove misure di controllo sulle armi. E il gruppo di attivisti March for Our Lives sta pianificando numerose manifestazioni: l'organizzazione è stata fondata nel 2018 in risposta alla sparatoria in una scuola della Florida, che ha provocato 17 morti, e quell'anno ha organizzato una delle più grandi proteste della storia americana. Ora prepara una nuova marcia a Washington per l'11 giugno.


A Uvalde, nel frattempo, è esplosa la rabbia dei genitori per il fatto che gli agenti non sarebbero entrati subito nell'edificio dove il 18enne Salvador Ramos stava compiendo la mattanza. Testimoni hanno raccontato che gli agenti sono stati esortati dalla folla a entrare. La polizia ha di fatto confermato che le squadre speciali sono arrivate «un'ora dopo». Prima di loro erano giunti gli agenti locali, che sono entrati «dopo 4 minuti, hanno fatto dei giri di ricognizione e poi si sono messi al riparo». Javier Cazares, la cui figlia di 9 anni è stata uccisa, ha detto di essere corso a scuola appena saputo della sparatoria e quando è arrivato la polizia era ancora fuori: «Erano impreparati». Mentre un poliziotto che è voluto rimanere anonimo ha riferito che gli agenti non sono riusciti ad aprire la porta dell'aula e si sono dovuti far aiutare da un bidello con la chiave. Se fosse vero questo spiegherebbe perché ci hanno impiegato così tanto a intervenire e ucciderlo.

Anche diversi analisti hanno sottolineato con il Washington Post che i poliziotti nella scuola non sono intervenuti subito, come previsto dal protocollo imposto nel 1999 dopo la strage di Columbine, secondo il quale i primi agenti armati che si trovano sulla scena devono trovare l'aggressore e ucciderlo, senza aspettare i rinforzi.

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