E sì, Conte stavolta può attendere. Rimandato a mercoledì pomeriggio il faccia faccia decisivo con il leader M5s, congelato lo strappo grillino, affidato al sottosegretario Garofoli il Consiglio dei ministri sulla siccità, Mario Draghi a metà mattina decide di stravolgere la sua giornata e si mette in volo per Canazei. Un viaggio complicato, il temporale impedisce all'elicottero di raggiungere la Marmolada, così il premier deve scendere a Verona e proseguire in macchina. Ma si va, perché «è molto importante venire», perché «voglio rendermi conto di persona» e così poi, spiega, «il governo rifletterà e prenderà i provvedimenti opportuni per evitare quanto possibile che altre tragedie si ripetano».
Si va perché ormai sono le emergenze a stabilire agenda e priorità politiche. Il Covid, il Recovery Fund, la guerra, la crisi energetica, la siccità, ora la montagna che crolla e inghiotte persone. C'è un Paese da mettere in sicurezza, economica, sanitaria, pure fisica, e questo è un po' il senso del mandato di Draghi, quindi si cerca di fare quello che serve, lasciando le polemiche dei partiti come stonato rumore di sottofondo. Davanti a una voragine larga come un campo di calcio e spessa tre volte, ai corpi martoriati e irriconoscibili, alla caccia disperata dei dispersi, le baruffe romane si rimettono nella giusta proporzione.
Eccolo quindi il presidente del Consiglio che a metà pomeriggio raggiunge Canazei. Unico in grigio e incravattato tra governatori in felpe e amministratori in giacca a vento, incontra subito i parenti delle vittime e degli irrintracciabili. La presenza fisica, lo Stato unito di fronte alla tragedia, lui con Zaia e i presidenti della province autonome, la vicinanza che non sia solo decorativa, una photo opportunity.
Poi Draghi presiede un vertice operativo con prefetti, tecnici, ufficiali, amministratori locali, ascolta, prende nota. «È molto importante essere venuti qui, occorreva rendersi conto. Abbiamo fatto un punto tecnico con tutti quelli che hanno collaborato alle operazioni di soccorso e per esprimere una sincera partecipazione». Ringrazia la Protezione civile e «il coraggio» di volontari, sanitari, forze dell'ordine. Quanto alle cause, certo, c'é una parte di «imprevedibilità», il caldo, la sfortuna. Ma la chiave secondo il premier «dipende dal deterioramento dell'ambiente e dalla situazione climatica». E qui che bisogna darsi da fare, magari seguendo le linee del Pnrr che prevede investimenti sul verde e sull'assetto del territorio. «L'Italia piange le vittime, si stringe con affetto. Il governo deve riflettere sulla tragedia e prendere provvedimenti perché quanto accaduto abbia una bassissima probabilità di ripetersi».
Draghi è colpito dal lavoro rischioso delle squadre di soccorso. Anche Sergio Mattarella, in un messaggio al governatore trentino Maurizio Fugatti, esprime «gratitudine ai tanti che si stanno prodigando, in condizioni certo non facili, alla ricerca delle vittime della grossa frana che l'altro pomeriggio ha portato morte e devastazione». E Fugatti ringrazia Mattarella e Draghi «per la vicinanza operativa alla nostra gente».
Luca Zaia è quasi sotto choc. «Un evento mai accaduto in queste proporzioni, è venuto giù come un condominio di ghiaccio con detriti e massi ciclopici. La situazione è drammatica. Secondo me adesso alcune regole vanno riviste, ad esempio si dovrebbe chiudere il ghiacciaio alle escursioni, almeno come misura precauzionale». Basta lacrime, dice Franco Ieneselli, sindaco di Trento. «Questo e il momento del lutto, ma di fronte a una simile catastrofe e pure il momento di chiedersi se dobbiamo rassegnarci a piangere o se si può agire subito per mitigare l'innalzamento delle temperature».
Con il premier è arrivato il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.
«Molte volte un Paese viene giudicato dalla sua capacità di stare insieme. Ebbene qui la risposta operativa è stata la migliore possibile». Ora bisogna proseguire. «L'intero sistema nazionale è stato attivato, noi non ci fermiamo, siamo disponibili a qualsiasi esigenza».
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