L'America è un Paese molto vitaminico ma anche un Paese gotico, da caccia alle streghe o da ceppi procedurali che possono tenere vivo un condannato a morte per trent'anni, prima che sia recapitato al mattatoio con tutti i bolli e i timbri in ordine. Ieri sera abbiamo assistito alla deposizione di James Comey, il direttore del FBI licenziato brutalmente da Trump («Sapevo benissimo di poter essere licenziato per qualsiasi motivo, o anche per nessun motivo») le domande brevi e spietate (imparino i nostri logorroici politici) e le risposte candide e velenose di un Comey che non batteva mai le palpebre come se avesse occhi di legno. L'inquisito è rimasto sempre così: impettito immobile e inamidato come la sua camicia e il suo viso.
Assistendo al suo interrogatorio, ascoltando i motivi della sua cacciata fino alla fantastica ammissione di aver passato le notizie sottobanco al New York Times per soffiare sul fuoco, ci siano resi conto che sulle nubi americane di nuovo volano le streghe inseguita da mute di cacciatori e profittatori di streghe mentre brillano molti piccoli roghi elettronici probabilmente accesi dai russi o da cinesi mascherati da russi o da coreani mascherati da cinesi, va a sapere. Il clima, non i fatti, ricorda quello di una delle serie più popolari negli Usa e nel mondo, «House of Cards» nato in periodo obamiano cinque anni fa e ora perfettamente riadattato ai tempi della disfatta democratica: un esercito di intellettuali sceneggiatori hanno creato un'America in cui la Casa delle Carte, la Casa Bianca, è un teatro in cui prospera soltanto l'esercizio religioso del potere sganciato dal bene e del male, con un presidente all'occorrenza criminale ma interpretato come un personaggio shakespeariano da Kevin Spacey che dà lezioni di cinismo.
Abbiamo visto ieri pomeriggio per alcune ore l'ex capo del Fbi James Comey restare impassibile in graticola e rispondere che è tutto vero: Trump lo ha cacciato quasi certamente (chi può garantirlo?) perché voleva insabbiare il caso Flynn con le conseguenze russe connesse e va detto che questi russi da teatro americano asciutto e sanguigno, fanno un figurone come burattinai, padroni e signori d'America. Di un'America che ieri ha offerto di se stessa l'immagine macabra e didattica della lezione d'anatomia di Rembrandt, mentre il clima ricorda l'era di Richard Nixon, il repubblicano che chiuse le guerre dei democratici e aprì a Pechino, quando c'era una vera guerra e i giovani scappavano in Canada.
Trump ne esce incerottato ma non indebolito: è uno che fa finta di non conoscere le regole del bridge e della cristalleria americana sia di destra (repubblicani infuriati come Marco Rubio o John McCain) e di sinistra, vincendo il piatto popolare, non importa quanti strascichi si porterà dietro dopo aver cacciato un direttore del Fbi che non voleva dichiarargli la sua loyalty (fedeltà) ma soltanto la sua honesty.
Onore al merito: soltanto gli americani fra tutti i popoli della Terra, sanno essere spietati e feroci con se stessi, fare della propria storia carne da film e serie televisive, lanciarsi veleni mortali ma con un certo rispetto formale affascinante e incomprensibile, come un'opera cubista.
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