Conte ora fa la vittima: "Noi messi alla porta"

Al termine della giornata al Senato, Giuseppe Conte all'uscita da Palazzo Madama ha attaccato Mario Draghi e gli ex alleati di centrodestra in maggioranza

Conte ora fa la vittima: "Noi messi alla porta"

Dopo due giorni di silenzio, Giuseppe Conte è tornato a parlare al termine del voto di fiducia a Mario Draghi, al quale, senza mai dirlo esplicitamente, il leader del Movimento 5 stelle ha addossato la responsabilità della crisi. "Oggi era l'occasione per confrontarsi in modo ufficiale e ricevere da Draghi impegni precisi sulle misure che gli italiani attendono, quelle priorità che avevamo indicato nell'agenda di governo. Invece questa discussione non c'è stata", tuona Giuseppe Conte al termine di una giornata imprevedibile, che nelle previsioni dei partiti non si sarebbe dovuta concludere così.

Giuseppe Conte, nella sua invettiva fuori dal Senato, ha aggiunto che dal presidente Draghi "su alcune misure c'è stato un atteggiamento sprezzante. Ci dispiace, abbiamo ricevuto anche degli insulti". E sempre attaccando Mario Draghi, Giuseppe Conte ha concluso: "Non abbiamo capito quale potrebbe essere la soluzione per il superbonus per 50mila imprese che sono sull'orlo del fallimento, non abbiamo compreso se c'è l'intenzione di fare il salario minimo e non abbiamo ricevuto indicazioni sugli aiuti per le famiglie e le imprese, come il taglio del cuneo fiscale".

Ma in quella che aveva tutte le caratteristiche di un'arringa, quasi a volersi lavare la coscienza sollevando le responsabilità della crisi dal Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte ha puntato il dito anche contro il centrodestra, che avrebbe insultato il suo partito. "C'è stato un atteggiamento incomprensibile, con un forte ostruzionismo e deliberata volontà di tenerci fuori dalla maggioranza", ha detto Giuseppe Conte, riferendosi alla Lega e a Forza Italia. E quindi, tornando a vestire i panni della vittima, che tanto gli vanno a genio, il leader del M5s accusa tutta la maggioranza e il premier di averli voluti mandare via: "Siamo diventati il bersaglio di un attacco politico, siamo stati messi alla porta".

Nelle parole di Conte, il suo partito è quello "dei buoni", dei responsabili che hanno lavorato sempre e solo in favore del governo: "Siamo diventati il bersaglio di un attacco politico, siamo stati messi alla porta, non c'erano le condizioni perché potessimo continuare con leale collaborazione".

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