Fiducia al Senato con soli 95 sì. Ma Draghi non sale stasera al Colle. Domani alle 9 alla Camera

Con 95 voti favorevoli, Mario Draghi ottiene la fiducia del Senato ma non basta. Lega e Forza Italia si astengono al voto. E anche il M5s

Fiducia al Senato con soli 95 sì. Ma Draghi non sale stasera al Colle. Domani alle 9 alla Camera

Ultimo giro di lancette per il governo Draghi. Il centrodestra di governo ha deciso di non partecipare al voto di fiducia in Aula sulla mozione Casini. "Con amarezza ma con la tranquillità d'animo di chi può dire a gran voce di avere tentato fino alla fine, Forza Italia non parteciperà al voto di fiducia posta dal Governo solo sulla risoluzione del senatore Casini", ha detto la senatrice Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di FI-Udc nella dichiarazione di voto. Una decisione confermata anche da Stefano Candiani, capogruppo della Lega al Senato.

Fiducia per Draghi senza i voti di FI, Lega e 5s

La stessa decisione è stata assunta dal M5s, che però poi ha partecipato al voto. Senza tre dei quattro partiti che compongono il governo Draghi, non ci sarebbe il numero legale per validare la votazione. Invece, il gruppo dei pentastellati ha deciso di restare e ha agito in ordine sparso. Il presidente del Consiglio non ha atteso l'esito della fiducia per uscire da Palazzo Madama. Su 192 presenti, i votanti sono stati 133 e con una maggioranza di 67 senatori, i favorevoli sono stati 95. Mario Draghi ha ottenuto la fiducia di una minoranza del parlamento, non quel largo appoggio richiesto questa mattina durante le comunicazoni al Senato. Dopo essersi preso qualche ora per riflettere, il presidente del Consiglio domattina sarà alla Camera alle 9 e probabilmente dopo salirà al Colle per un colloquio con Sergio Mattarella.

La rottura del centrodestra

Le comunicazioni in Aula di questa mattina hanno segnato il solco tra il centrodestra e Mario Draghi. La coalizione di governo sostenuta da Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, dopo il lungo vertice di ieri e di oggi, fino alla fine è sembrata propensa al voto di fiducia, a condizione di un nuovo governo guidato da Draghi ma senza il Movimento 5 stelle. Una condizione imprescindibile che, insieme ad altre, faceva parte di una risoluzione a firma di Roberto Calderoli, che sia Lega che Forza Italia avrebbero votato ma che è stata scartata da Mario Draghi, che ha ammesso la risoluzione di Pierferdinando Casini, senza margini di trattativa.

"Fino alla fine Berlusconi e tutti noi abbiamo cercato di dare il nostro apporto alla prosecuzione del governo. Berlusconi è stato il primo a sostenere la necessità che la politica mettesse da parte tattiche per porre al primo posto il bene comune per uscire dalla crisi pandemica, economica e sociale. Abbiamo compreso che non era impresa facile, ma la sintesi di una pluralità", ha spiegato Anna Maria Bernini durante le dichiarazioni di voto. Aggiungendo, riferendosi a Mario Draghi: "Lo ha detto lei, si è frantumato il patto di fiducia che ci teneva insieme".

Letta: "Rapidamente alle elezioni"

Intervistato dal Tg1, Enrico Letta ha dichiarato: "Io credo che andremo alle elezioni rapidamente, e credo che gli italiani sceglieranno tra chi ha voluto affossare questa esperienza di governo e chi invece ha cercato genuinamente, al di là dei propri interessi di parte, di portarlo avanti".

Quindi, ha aggiunto: "Sarà una campagna elettorale che io temo avvenga in una condizione molto difficile e complicata per il nostro Paese, fuori da un governo forte e solido come era questo. Gli italiani dovranno scegliere tra opzioni molto chiare".

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