Unità di intenti e di azione di fronte alla guerra in Ucraina e alle sue ripercussioni: sono queste le tematiche di cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha parlato nelle scorse ore durante una conversazione telefonica con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il presidente francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz e il primo ministro britannico, Boris Johnson, in vista del vertice Nato di giovedì prossimo e della partecipazione di Biden al prossimo Consiglio europeo.
"Sforzi comuni"
Di fronte alla grave emergenza umanitaria, i leader si sono impegnati a coordinare gli sforzi per aiutare la popolazione ucraina in fuga dal conflitto o bloccata in patria. Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, la telefonata di Bide con i leader europei sarebbe durata quasi un'ora. Agenda fitta di impegni, oggi per Mario Draghi recatosi in visita a Palmanova, in provincia di Udine, dove ha sottolineato come l'accoglienza di quasi 60mila profughi dall'Ucraina e chissà quanti dopo, "sarà una emergenza in cui sarà fondamentale" l'unità tra le istituzioni, governo, regioni e comuni. Le decisioni del governo dovranno essere integrate con quelle di regioni e comuni come avvenuto in questi due anni a causa della pandemia. "Questa alleanza istituzionale, questo aver imparato a lavorare insieme è un patrimonio che non dobbiamo dimenticare, che dobbiamo tenere", anche per far fronte all'emergenza dovuta all'invasione russa in Ucraina.
"L'Ue lavora per i rifugiati"
I fondi per finanziare l'accoglienza dei rifugiati in arrivo dall'Ucraina "verranno decisi nel prossimo Consiglio Europeo. La Commissione è al lavoro per questo, ci sarà un programma organizzato e soprattutto finanziato". Tra i paesi più colpiti c'è la Polonia che, come abbiamo visto sul Giornale.it, ospita già oltre due milioni di rifugiati in fuga dall'Ucraina, soprattutto donne e bambini. 700mila rifugiati sono in età scolare e il 10% di loro è già stato collocato nelle scuole polacche, ha reso noto il ministero dell'Istruzione.
Russia e Usa sempre più distanti
Intanto, però, i rapporti tra Stati Uniti e Russia rischiano di scendere verso il minimo storico. Le parole pronunciate nei giorni scorsi dal presidente Joe Biden, il quale ha definito Vladimir Putin un criminale di guerra, non sono piaciute al Cremlino. Dopo l'istantanea risposta del portavoce della presidenza russa, Dmytri Peskov, oggi sono arrivati anche i passi diplomatici formali che certificano un rapporto sempre più precario tra le parti: è stato infatti convocato al ministero degli Esteri russo l'ambasciatore statunitense a Mosca, John Sullivan. Un comunicato del ministero degli Esteri di Mosca certifica la quasi rottura. “L'ambasciatore americano John Sullivan – si legge – èstato convocato al ministero degli Esteri russo e ha consegnato una nota di protesta in relazione alle recenti inaccettabili dichiarazioni fatte dal capo della Casa Bianca, Joe Biden, sul presidente della Russia”.
Insomma, la telefonata di oggi tra Draghi i leader occidentali anti-Putin, diventa ancor
più importante anche a causa di questa nuova e forse decisiva tensione tra Stati Uniti e Russia: l'unità di intenti e di azione è fondamentale per evitare che si possano scatenare conseguenze ben peggiori di quelle attuali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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