Draghi ha fretta di ripartire. No alle richieste di rimpasto

Oggi Consiglio dei ministri, un altro già in settimana. Il messaggio ai partiti è chiaro: il governo non si tocca

Draghi ha fretta di ripartire. No alle richieste di rimpasto

L'agenda del presidente del Consiglio Mario Draghi è ferma alla giornata di venerdì 21 gennaio: l'ultima data segnata in rosso è un Consiglio dei ministri, convocato prima dell'inizio della settimana quirinalizia. Nessun appuntamento in agenda per il mese di febbraio. Da Palazzo Chigi il premier seguiva con particolare interesse la partita per il Quirinale. Ora però Draghi ha fretta di ripartire. E archiviare come un pit stop forzato, sull'agenda dell'esecutivo, la lunga settimana delle trattative per il Colle.

L'idea che si vuole trasmettere all'esterno da Palazzo Chigi è di aver «subìto» passivamente la sosta. E che ora c'è l'esigenza di rimettere in moto velocemente la macchina del governo. Il primo segnale Draghi lo lancia con la convocazione del Consiglio dei ministri già nella giornata di oggi: alle 15 il governo si riunirà per approvare la proroga dell'obbligo (in scadenza oggi) della mascherina all'esterno. Sul tavolo anche il tema del caro bollette. Su cui il leader della Lega Matteo Salvini alza il tiro: «Io e il ministro Giorgetti, già questa settimana, porteremo una serie di proposte per affrontare l'emergenza nazionale dell'aumento dei costi di luce e gas per imprese e famiglie», annuncia ad Affaritaliani.it. Salvini chiede di stanziare 30 miliardi di euro per bloccare i rincari.

Un altro Consiglio dei ministri dovrebbe tenersi venerdì o addirittura mercoledì. Alla vigilia del giuramento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella davanti al Parlamento riunito in seduta comune. Al di là dell'agenda politica del governo, il messaggio che Draghi vuole mandare ai partiti di maggioranza è un altro: niente rimpasti, niente verifiche di governo. Stop alle liturgie dei partiti. Testa bassa e pedalare. Una posizione che punta a respingere ii pressing della Lega che preme per il rimpasto. Draghi non ne vuol sapere di aprire una fase di discussione all'interno della maggioranza. E le richieste di incontro, giunte da parte di Conte e Salvini, saranno sì accolte. Ma con dei paletti ben precisi: nessun confronto sull'assetto dell'esecutivo. Quello è ormai un pacchetto chiuso, blindato dalla rielezione di Mattarella grazie alla regia del premier.

Il Pd fa da scudo al capo dell'esecutivo: «Il governo esce decisamente più forte perché se ci fosse stato un altro presidente della Repubblica credo che i primi mesi sarebbero stati di rodaggio. Si parla di un Cdm già domani (oggi per chi legge, ndr) e quindi vuol dire che il presidente Draghi vuole muoversi rapidamente: questo è un fatto positivo», spiega Enrico Letta, ospite di Mezz'ora in più su Rai3. C'è però un dossier che Draghi non può non affrontare: il caso Belloni. Il capo del Dis Elisabetta Belloni è stata proposta per la presidenza della Repubblica. Una fonte di governo spiega al Giornale l'anomalia: «Due partiti di governo (Lega e M5S) hanno sostenuto la candidatura al Colle della Belloni. Mentre altri tre partiti di maggioranza (Forza Italia, Pd e Italia Viva) hanno bocciato la sua candidatura. Ci troviamo nella condizione in cui il vertice dell'Intelligence non gode del gradimento unanime delle forze di governo e si è trovata al centro di una trattativa politica.

Può continuare ad occupare il suo ruolo?». Una gatta da pelare per il premier, che invece toglie dal tavolo dell'esecutivo il tema della legge elettorale. Ma ormai il confronto tra i partiti è iniziato. E inevitabilmente si riverserà sulla tenuta del governo.

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