Ancora qualche ora e prenderà il via il primo giro di consultazioni tra Mario Draghi e le varie forze politiche. Dalle 15:30 incontrerà le "piccole delegazioni"; domani sarà il turno di Liberi e uguali (11.45), Italia Viva (12.45), Fratelli d'Italia (15.00), Partito democratico (16.15) e Forza Italia (17.30); chiuderanno sabato Lega (11.00) e Movimento 5 Stelle (12.15). L'ex governatore della Banca centrale europea, che ieri ha accettato con riserva l'incarico conferitogli dal presidente Sergio Mattarella per formare il nuovo governo, punta a godere di una larga base di sostegno in Parlamento per rispondere alle sfide che il Paese non può fallire. Si è detto infatti fiducioso che dal confronto con i partiti e con le forze sociali "emerga unità e risposta responsabile". Eppure, almeno per il momento, le dure parole del capo dello Stato non sembrano aver prodotto effetto: i gruppi parlamentari devono ancora trovare una linea e ognuno sta discutendo nel tentativo di fare sintesi per evitare fughe e passi falsi. Come se non bastasse, non mancano neanche divisioni tra gli stessi partiti per decidere se sostenere o meno un suo esecutivo. E intanto il tempo scorre.
Il piano di Draghi
Indipendentemente dall'esito dei colloqui, da cui ovviamente dipenderà la scelta di sciogliere la riserva, si possono spulciare i suoi interventi per cercare di capire quelle che potrebbero essere le scelte di merito. Nel tempo abbiamo appreso i pilastri di "Super Mario", su tutti il debito buono. L'espressione, usata nel suo discorso inaugurale del Meeting di Rimini dell'agosto 2020, si riferisce agli investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture e nella ricerca. Una totale differenza da quello "cattivo" che invece viene usato per finalità improduttive. C'è dunque da aspettarsi che - a differenza del Conte bis - l'utilizzo dei bonus e gli scostamenti di bilancio finiscano nella lente di ingrandimento e della parsimonia di un eventuale esecutivo guidato da Draghi. "I sussidi finiranno e se nel frattempo non si è fatto niente resterà la mancanza di qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuro", è la sua posizione.
"Le risorse non vanno sprecate per aziende che sono destinate al fallimento o che non ne hanno bisogno", scriveva nel Rapporto del Gruppo dei Trenta, un'organizzazione internazionale indipendente di finanzieri e accademici. L'ex governatore della Bce guarderà con estrema attenzione alle politiche attive del lavoro senza tralasciare gli aspetti dell'urgente modernizzazione della pubblica amministrazione. Uno degli obiettivi è evitare che la crisi sfoci in una serie di aziende-zombie, cioè non in grado di coprire i propri costi se non a debito.
L'intenzione è di indicare una figura di altissimo spessore al Ministero dell'Istruzione. "Super Mario" più volte si è fatto portavoce dell'importanza dell'istruzione e dell'investimento sui giovani, che rappresentano le fondamenta del futuro e su cui appunto puntare per il raggiungimento degli obiettivi del Paese. A Rimini aveva sottolineato come la situazione renda "imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie". Non a caso anche ieri dal Quirinale ha lanciato un indirizzo chiarissimo: il nuovo governo dovrà puntare lo sguardo "al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale". Infatti principalmente da loro dovrà essere ripagato l'indebitamento creato durante la pandemia e quello europeo per finanziare il fondo del Next generation Eu: "È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo".
Particolare focus per le piccole e medie imprese italiane, che "in molti settori" si trovano "sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità". Le pmi svolgono un ruolo cruciale nel contributo all'occupazione e nella distribuzione geografica, ma non va trascurato l'asse delle grandi aziende: "Possono avere più successo nel farsi sentire dai governanti e i loro problemi possono suscitare maggiore preoccupazione pubblica e politica".
Le condizioni di Grillo
Nel pomeriggio sono state rese note le "condizioni" che Beppe Grillo avrebbe indicato, parlando con un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle, per sedersi al tavolo per la formazione di un governo a guida Draghi: al di là della difesa di tutti i provvedimenti portati a casa dal governo Conte (dal reddito di cittadinanza alle norme anticorruzione passando per il decreto Dignità), il garante del M5S
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