Dramma Sudan, uccisi anche tre operatori Onu. E il programma di aiuti alimentari viene bloccato

Continuano gli scontri tra esercito e paramilitari: quasi 60 morti e 600 feriti anche tra i civili. Appelli per un cessate il fuoco. Intesa per i corridoi umanitari

Dramma Sudan, uccisi anche tre operatori Onu. E il programma di aiuti alimentari viene bloccato

Si chiama dramma alimentare il «frutto» del secondo giorno di golpe in Sudan, dove da sabato hanno incrociato le lame l'esercito sudanese guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan e le forze paramilitari Rapid Support Forces (Rsf) di circa 100mila unità che fanno capo al generale Mohamed Hamdan Dagalo, meglio noto come Hemedti, vicino alla milizia privata Wagner.

Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha annunciato di aver temporaneamente interrotto tutte le operazioni in Sudan, dopo che tre dei suoi dipendenti sono stati uccisi sabato, aggiungendo sale sulle ferite. Aspri scontri si sono registrati per tutta la giornata di ieri a el-Fasher, nella regione occidentale del Darfur per il controllo dell'aeroporto, nello stato del Nilo Azzurro vicino al confine con l'Etiopia e a Port Sudan, canale stretagico per l'esportazione di greggio, altro possibile fronte di crisi. Il bilancio è così lievitato a 56 civili morti e quasi 600 feriti. Anche decine di militari sono stati uccisi, ma non ci sono numeri ufficiali, mentre la televisione di Stato ha interrotto le trasmissioni e l'esercito sudanese ha approvato una proposta delle Nazioni Unite per aprire un passaggio sicuro per i casi umanitari urgenti, anche se per sole tre ore al giorno. Sul campo di battaglia non si vede uno spiraglio di pace, come dimostrano gli attacchi agli aeroporti civili e i caccia militari che sfrecciano nei cieli del paese. Ieri a Khartoum è stata colpita da nuovi bombardamenti anche la sede della tv panaraba Al Arabiya e del suo canale di notizie al-Hadath. Il rischio di una guerra civile è a un passo. Si moltiplicano gli appelli per una de-escalation, come quello lanciato dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana che ieri ha convocato una sessione di emergenza. Preoccupazione anche della Lega Araba, dei ministri degli Esteri sauditi e degli Emirati Arabi Uniti e del segretario di Stato americano Antony Blinken. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres chiede «l'immediata cessazione delle ostilità» e pensa di coinvolgere i players più prossimi a Khartoum, ovvero il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente della Commissione dell'Unione africana Moussa Faki Mahamat. Contatto telefonico, inoltre, tra lo stesso Al-Sisi e il presidente del Sud Sudan Salva Kiir che concordano nel sollecitare le parti a «scegliere la voce della ragione e il dialogo pacifico». In un tweet il Ministro degli esteri Antonio Tajani, dal G7 in Giappone, chiede ai leader militari sudanesi di interrompere le ostilità per riprendere il dialogo politico, perché «gli scontri in Sudan minacciano civili e mettono in discussione la democrazia». Il conflitto ha avuto inizio sabato a causa della disputa tra l'esercito e la milizia delle Forze di supporto rapido vicine alla Wagner: al centro della contesa il controllo della nazione nordafricana.

Anche Russia, Iran e Cina hanno chiesto un cessate il fuoco, ma è un fatto che la totale implosione del paese porterà in dote effetti chirurgici su tutta la macro regione, dal momento che i due contendenti in passato erano stati alleati: al-Burhan e Hemedti avevano fatto squadra per rovesciare il deposto presidente sudanese Omar al-Bashir nel 2019.

Entrambi vantano buone relazioni con i paesi del Golfo e hanno collaborato con la coalizione saudita nello Yemen.

Per cui i sostenitori esterni dei due nuovi nemici sono in attesa di capire come le prossime ore incideranno sul conflitto e come si intrecceranno alle mire in loco di Mosca e Pechino.

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