"Due eserciti moderni in più per l'Alleanza. Baltici ora sicuri, troppi fronti per Mosca"

La storica militare: "Con Finlandia e Svezia la Nato acquisisce molti soldati e ben addestrati. La Russia non può rischiare una guerriglia eterna"

"Due eserciti moderni in più per l'Alleanza. Baltici ora sicuri, troppi fronti per Mosca"

Federica Saini Fasanotti, è politologa e storica militare, collabora con l'Ispi in Italia e con Brookings a Washington. Il suo volume più recente pubblicato con lo Stato Maggiore dell'Esercito italiano è La Forma della guerra. A breve pubblicherà per Geopolitical Intelligence Service un report dal titolo: «Will Ucraine shift to an irregular war?». L'abbiamo intervistata per capire come evolve il conflitto e che effetti può avere l'ingresso della Finlandia nella Nato che appare sempre più scontato.

Cosa cambierebbe con l'abbandono della neutralità da parte di Finlandia e Svezia?

«Cambia tantissimo, si sgretolano degli equilibri e delle dinamiche che duravano dalla Seconda guerra mondiale. I russi hanno innescato una corsa alla Nato perché le loro scelte con l'Ucraina hanno minato la fiducia di tutti i Paesi che sono loro vicini. L'Ucraina con il memorandum di Budapest del 1994 aveva rinunciato alle armi nucleari dietro precise garanzie di Mosca. Si è visto come è finita».

Dal punto di vista strettamente militare?

«A parte Bielorussia e Ucraina la Russia si troverebbe a confinare ininterrottamente con Paesi Nato. E questi ingressi rafforzerebbero molto la posizione dei Paesi Baltici. Si tratta poi di nazioni con eserciti moderni ed addestrati molto bene. Hanno già svolto operazioni Onu con le forze Nato ed esercitazioni quindi sono perfettamente integrabili. Giusto per fare un esempio la Finlandia ha 230mila effettivi e un milione di riservisti».

Insomma il loro ingresso è una sconfitta per Mosca?

«Indubbiamente, nessuno dopo la riforma dell'esercito russo iniziata nel 2008 si sarebbe aspettato una campagna militare così mal condotta in Ucraina. Ora tra gli effetti delle sanzioni e questi cambiamenti geopolitici la situazione di Mosca appare sempre più complessa».

Mosca può assumere atteggiamenti militarmente minacciosi contro la Finlandia e la Svezia?

«Non si può mai dire ma l'esercito russo è già molto sfilacciato e sotto pressione, sottoposto ad uno sforzo incredibile, ci vorranno anni anche solo per rimpinguare i depositi di armamenti, senza parlare delle perdite di uomini e di mezzi. Non è pensabile che operi su due fronti così distanti».

Insomma l'operazione speciale ha ottenuto risultati pessimi?

«Credo che Mosca abbia ottenuto esattamente l'opposto di quello che voleva. Se per assurdo l'Ucraina non fosse esistita ci hanno pensato le violenze dei russi a inventarla, a cementarne l'idea. Anche se le truppe russe riuscissero a conquistare ampie porzioni di territorio rischiano di dover affrontare continue insorgenze. Avrebbero dovuto liberare la popolazione? Hanno fatto macelleria. L'unico consenso lo hanno in zone assolutamente russofone e probabilmente limitato anche lì. Rischiano la guerriglia permanente anche in caso di vittoria. Un incubo per loro».

La tendenza delle forze russe al saccheggio e alla violenza è stata devastante.

«La Russia non è Mosca ci sono 19milioni di persone sotto la soglia di povertà... Alcuni reparti si sono comportati come orde di razziatori».

Al momento dobbiamo aspettarci una guerra lunga?

«La guerra è sempre aleatoria ma il trend sembra indicare un lungo conflitto di attrito, di cui è difficile intravedere lo sbocco. Mosca avrebbe dovuto cercare di trattare subito, ora è impantanata».

Errori

occidentali?

«Certi toni delle alte sfere Usa non aiutano, bisogna in ogni caso mantenere un canale diplomatico aperto, lasciare dei margini di manovra... Certe uscite di Austin e di Biden non vanno in questo senso».

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