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E ora tocca alla sinistra rottamare l'Anpi

Il padre nobile del Pd Parisi: "Non ha più senso". La vignetta di Staino

E ora tocca alla sinistra rottamare l'Anpi

Tutti (o quasi) contro il presidente dell'Anpi. Se l'ineffabile Vauro difende ancora Gianfranco Pagliarulo e le sue ambiguità sull'attacco russo, un altro vignettista caro alla sinistra, Sergio Staino, disegna un uomo, con gli occhi coperti da un drappo arcobaleno, che esclama: «Ma quali bandiere ucraine! A noi dell'Anpi basta quella della pace».

Il caso è esploso, tanto che un pezzo importante della storia del Pd, Arturo Parisi (fondatore dell'Ulivo, sottosegretario con Romano Prodi e poi ministro) canta il de profundis per l'associazione dei partigiani comunisti: «Credo che il ruolo storico dell'Anpi sia ormai esaurito» dice al Foglio. E un messaggio a Pagliarulo lo manda Beppe Sala, sindaco di Milano: «Spero che chiarisca il suo punto di vista».

Dall'Anpi prende le distanze la Fiap (sigla azionista fondata da Ferruccio Parri): «Per la prima volta non ci saremo il 25 aprile a Porta San Paolo - ha annunciato il presidente Luca Aniasi - perché si rischia una manifestazione genericamente per la pace e anti-occidentale». «Questo caso - riflette la presidente della Associazione nazionale dei partigiani cristiani Mariapia Garavaglia - è servito a far sapere che coloro che si sono impossessato del monopolio della resistenza non ne erano gli unici protagonisti. C'è una distanza totale dall'ambiguità dell'Anpi. L'attualità della Resistenza io la vedo, per me sta nella costruzione della democrazia europea, quindi Parisi va oltre quel che penso, ma il senso che condivido è questo: chi opera come un partito politico, ideologico, con settarismi e collateralismi, non rappresenta i partigiani».

Il vicepresidente della Fivl Roberto Tagliani, delle «Fiamme verdi di Brescia», è fra i custodi di un approccio più dedito alla memoria e ancor meno politico, ma non si tira indietro. «Noi siamo apartitici, non vincolati dall'appartenenza, e io posso dire che esistono molte resistenze, oggi come allora, ma non posso non pensare che quella ucraina sia una forma di resistenza. Le posizioni ambigue non fanno bene, l'ambiguità non fa bene alla verità, all'Ucraina e alla memoria».

Anche dentro l'Anpi emergono i distinguo. Il presidente di Milano Roberto Cenati ha sempre dato prova di equilibrio e sogna un corteo unitario: «Il 25 aprile deve unire, come il 14 luglio in Francia. L'Anpi è memoria, non può trasformarsi in un partito.

Nessuno può vantare l'esclusiva su questa memoria» avverte, e cita figure come Edgardo Sogno e Alfredo Pizzoni, comandanti partigiani conservatori e liberali. E, proprio a Milano, una piccola grande novità si annuncia nel corteo: sotto le insegne dell'Istituto Liberale, parteciperà anche uno spezzone «atlantista europeista liberale», con bandiere ucraine ed europee.

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