Ecco le cinque ragioni per cui l'Occidente perde contro il Califfo

Risposta militare inadeguata, isolamento della Russia, alleanze inaffidabili, sconfitta mediatica e spauracchio della "islamofobia"

Ecco le cinque ragioni per cui l'Occidente perde contro il Califfo

Successe il 29 giugno di un anno fa, ma sembra un secolo. Nella Mosul appena conquistata, nel lembo d'Iraq appena piegato alla legge dello Stato Islamico, sul pulpito della moschea dove Abu Baqr Al Baghdadi si proclamò Califfo. Da allora il tempo è scandito dal rotolar di teste, da corpi dissacrati, da massacri senza più numeri e vergogna. Un annus horribilis , lungo un secolo, durante il quale lo Stato Islamico ha ridisegnato i confini del Medioriente e noi abbiamo assistito inerti alla sua avanzata. Incapaci non solo di fermarlo, ma persino di comprendere le cinque fondamentali ragioni che rischiano di condannarci alla sconfitta.

La mancata risposta

Prima di reagire abbiamo assistito per due mesi alle stragi di cristiani, yazidi e sciiti. I raid aerei lanciati l'8 agosto 2014 da Washington, senza la presenza di truppe sul terreno, si sono rivelati inadeguati a fermare una formazione abituata a muoversi in piccoli gruppi utilizzando mezzi e armamenti il cui costo è inferiore a quello degli ordigni usati per distruggerli. Oggi, nonostante gli oltre 2.900 milioni di dollari spesi da Washington per colpire oltre 7600 obbiettivi, lo Stato Islamico è più che raddoppiato e controlla oltre 250mila kmq di territori (50mila in meno dell'Italia) estesi su un terzo dell'Iraq e metà della Siria. Senza contare le città di Derna e Sirte conquistate dalla sua succursale libica.

Il nemico sbagliato

Un anno dopo Stati Uniti ed Europa continuano a privilegiare lo scontro con il nemico sbagliato, ovvero con quella Russia di Vladimir Putin che potrebbe rivelarsi il miglior alleato. Oltre alla lunga esperienza acquisita combattendo i terroristi ceceni, la Russia dispone di sistemi e informazioni d'intelligence alternative e complementari a quelli occidentali. Senza contare i costi affrontati per sostenere l'indipendenza ucraina e le successive sanzioni che avrebbero potuto esser investiti nella lotta allo Stato Islamico.

Gli alleati infidi

Il Qatar e la Turchia sono sospettati di aver contribuito alla nascita e all'espansione territoriale dello Stato Islamico. Dal Qatar sono arrivati finanziamenti e grosse partite di armi. La Turchia oltre ad armare l'Isis, come dimostrano i filmati messi in rete da alcuni media turchi, offrono ospitalità e santuari ai combattenti dello Stato Islamico. Per non parlare del libero transito garantito a 4000 volontari europei diretti in Siria. Eppure la Turchia continua a venir considerata un rispettabile membro della Nato. Il Qatar, dove gli Stati Uniti mantengono una delle più importanti basi aeree, ha appena siglato un contratto da sette miliardi di dollari per l'acquisto di 24 cacciabombardieri Rafale francesi. Doha mantiene anche una cruciale presenza finanziaria in Italia grazie alla joint venture «IQ Made in Italy» costituita con il Fondo Strategico Italiano su iniziativa del governo Monti.

La sconfitta mediatica

Da un anno siamo incapaci di rispondere all'offensiva mediatica dell'Isis. Grazie ai suoi video - tanto terribili quanto sofisticati - l'Isis infonde terrore misto ad impotenza nelle nostre opinioni pubbliche. Gli stessi video attraggono migliaia di giovani volontari islamici convinti che la spietata determinazione dell'Isis sia l'arma migliore per sconfiggere un Occidente fiaccato moralmente ed ormai incapace di far valere la propria superiorità culturale, militare e tecnologica.

La sottomissione ideologica

Non pago di aver arretrato le linee di difesa rinunciando a combattere lo Stato Islamico sul proprio terreno, ovvero in Siria, Iraq e Libia, l'Occidente si ritrova a far i conti con lupi solitari, reduci siriani e cellule dormienti mimetizzati in quel sottobosco garantito dalla sottomissione ideologica di politici e opinione pubblica.

L'esempio più lampante lo offre il presidente francese Hollande che definisce «attacco di natura terroristica» - senza aggiungerci «islamista» - l'attentato con testa mozzata di Isère. Fedele alla vague multiculturale Hollande rifiuta, al pari di tanti politici, giornalisti e intellettuali, di riconoscere l'esistenza di fette della società islamica conniventi con i terroristi.

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