La minaccia fantasma sfiora il punto percentuale. In una campagna elettorale atipica, aspra nei toni e più ricca di polemiche che di contenuti e programmi, qualcuno ha finito per ricoprire un ruolo abnorme, riportato a una dimensione terrena proprio dal voto, quello vero.
Sono loro, i «fascisti», il «pericolo nero». Evocato, esorcizzato, esaltato. Quasi sempre a sproposito. E così ora che la propaganda è finita, sembra sgonfiarsi pure la bolla della minaccia alla democrazia. Una minaccia fantasma, appunto. Nata tra gli spari di Luca Traini, a Macerata, pochi giorni dopo il terribile omicidio di Pamela Mastropietro, e subito cavalcata per motivi elettorali.
Lo stesso Matteo Renzi ha provato a vestire i panni del Cavaliere Antifa, per risollevare una popolarità decisamente in caduta libera, e anche se l'ha fatto invano il suo esempio è stato seguito da molti. Professionisti del settore, come Laura Boldrini che, con l'appoggio di Pietro Grasso, chiedono lo scioglimento di formazioni e associazioni di ispirazione fascista. Appelli di intellettuali. E accuse incrociate di violenze. Che poi alle cronache restino per certe le brutali aggressioni subite a Catania da un militante di Forza Nuova e a Livorno da un attivista di CasaPound che attaccava manifesti, è un dettaglio che non poteva rovinare una narrazione che, tanto, con la realtà aveva ben poco a che vedere. Con la realtà, invece, hanno a che vedere eccome le fredde cifre delle preferenze. Quelle che stando a proiezioni ed exit poll disegnano - al di là di crescite di consenso, e di risultati deludenti o soddisfacenti per chi partiva da zerovirgola - percentuali per le sigle del «pericolo fascista» che restano marginali.
Se la cava Casapound, che nel 2013 al suo esordio alle politiche si era fermata a 0,14 alla Camera (0,13 al Senato), e che le proiezioni accreditano di un risultato vicino all'1 per cento (0,9). Davanti alla Lorenzin, a Insieme e ad Adinolfi, con una crescita vistosa rispetto al «battesimo»: ma certo l'exploit non porta con sé l'odore di una seconda marcia su Roma. In fondo Simone Di Stefano, candidato premier di Cpi, ne era consapevole, e non ha nascosto l'irritazione per l'ostracismo subito. «Votateci anche solo per vedere la faccia dei nostri avversari se dovessimo entrare in Parlamento, la faccia di Boldrini, Grasso, Renzi, e di tutti coloro che ci attaccano di continuo», aveva commentato.
Se Casapound ha conquistato un posto nei primi exit poll a Forza Nuova, nella notte elettorale, non è restato che rimanere tra gli «altri» non meglio specificati. Fn, peraltro, nel clima di caccia alle streghe fascista ci si è calata un po' troppo da protagonista, giocando allo stesso gioco degli antifa e offrendosi, per esempio, di pagare le spese legati al pistolero di Macerata, Traini, prima di fare dietro-front. Un dato è sicuro.
Leu, Potere al Popolo, Cpi e Italia agli Italiani, gli «estremi» protagonisti volenti o nolenti dell'«emergenza fascismi» in campagna elettorale, sommati tutti insieme «pesano» poco più del 5 per cento. Un italiano su venti. Alla faccia dell'emergenza.MMO
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