Ecco la stretta sulle Ong: vietati i salvataggi multipli

Il piano del governo: sbarchi immediati e costringere il Paese di bandiera delle navi a farsi carico dei migranti

Ecco la stretta sulle Ong: vietati i salvataggi multipli

Adesso sono cinque le navi delle Ong in mare per recuperare migranti e portarli in Italia. Ieri è partita l'ultima da Marsiglia, Ocean Viking di Sos Mediterranee, che la volta precedente era stata costretta a sbarcare tutti in Francia. E altre due, Geo Barents e Open Arms Uno stanno scaldando i motori per partire dando il cambio alla prima flotta.

Le altre quatto imbarcazioni hanno già intercettato dei gommoni, probabilmente fatti partire dai trafficanti dopo avere individuato in rete la posizioni delle navi delle Ong attraverso il segnale Ais. Il Centro di soccorso di Roma ha già assegnato il pos, il porto sicuro dove sbarcare, seconda la nuova linea adottata dal Viminale, che riflette i contenuti del decreto ad hoc per tamponare i traghettamenti sempre verso di noi.

Le ammiraglie Sea Eye 4, dei talebani dell'accoglienza tedeschi e Life support di Emergency, che ha effettuato il primo recupero di migranti davanti alla Libia, dovranno dirigersi verso Livorno. Tre-quattro giorni di navigazione verso un porto più lontano di quelli siciliani e calabresi per spezzare il soccorso sistematico delle Ong del mare, aumentare i costi di ogni missione, a cominciare dal carburante, e allungare i tempi. Il risultato finale, però, è lo sbarco sempre da noi, nonostante Malta e la Tunisia siano porti sicuri più vicini. Per non parlare della responsabilità degli Stati di bandiera: nessuna di queste navi è «italiana».

Sea Eye 4, che ciondolava davanti all'hub dei trafficanti di Zuara, ha già a bordo 63 migranti consegnati ieri da Rise Above, della Ong Mission Lifeline, che batte bandiera tedesca ed è più piccola. All'ammiraglia di Berlino è stato assegnato il porto di Livorno, ma primi di dirigersi verso nord ha cambiato rotta dirigendosi verso un gommone, in acque di ricerca e soccorso (Sar) maltesi, con 45-60 persone a bordo. Secondo Alarm phone, il centralino dei migranti, il natante sta imbarcando acqua.

Il nuovo decreto, che sarà varato dopo le feste natalizie, imporrà i salvataggi lampo. Ad ogni recupero di migranti la nave deve lasciare l'area e farli sbarcare subito. Nelle ultime ore Rise Above ha intercettato altri migranti in mare, 27 siriani, che almeno scappano da una guerra, e adesso deve dirigersi verso il porto di Gioia Tauro.

L'ammiraglia dedicata a Gino Strada, lo scomparso fondatore di Emergency, ha concluso ieri mattina il primo recupero di 70 migranti in area Sar libica. Adesso Life support dovrebbe dirigersi subito a Livorno.

Il nuovo decreto oltre a vietare i recuperi multipli ed i trasbordi obbligherà le Ong a chiedere immediatamente ai migranti saliti a bordo se vogliono fare domanda di protezione internazionale. L'obiettivo è costringere il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell'accoglimento dell'aspirante profugo dopo lo sbarco. Non sarà facile con Germania e Norvegia che hanno già detto più volte di no e con Panama, utilizzato come stendardo da Emergency. Il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni, sottolinea: «Chi viola le norme incorrerà prima in sanzioni amministrative, poi se reitera anche in fermi amministrativi, fino alle confische delle navi da parte dei prefetti».

Così si bypassa, almeno in parte, la magistratura spesso compiacente con le Ong del mare.

Non è un caso, che prima del decreto i talebani dell'accoglienza siano decisi a dare battaglia. Anche Humanity 1 e Louise Michel che hanno appena sbarcato migranti a Bari e Lampedusa potrebbero tornare in mare.

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