Eletto Juncker, scoppia il caso Mogherini

Eletto Juncker, scoppia il caso Mogherini

Roma«Sopire, troncare, padre molto reverendo; troncare, sopire». Jean-Claude Juncker, appena eletto presidente della Commissione Ue, veste subito i panni del Conte Zio di Manzoni per fronteggiare i problemi legati alla composizione del governo europeo. Sopisce oggi per troncare domani: una strategia dimostrata vincente, visto che da oltre dieci anni è sulla ribalta europea; e la frequenterà per altri cinque.
Dieci, undici paesi non vogliono Federica Mogherini come Mrs. Pesc. Sono tutti i paesi baltici, più la Polonia. Ed il premier lituano Algirdas Butkevicius non dice pure alla radio nazionale: «Non sosterremo la candidatura del ministro italiano». La accusano di essere filo-russa.
Così il neo presidente preferisce «sopire» le polemiche. Annuncia che non può annunciare la composizione della prossima commissione (i nomi dovrebbero uscire stasera dal Consiglio europeo). Ma che lo farà «entro agosto», così da dare tempo ai designati di prepararsi per le audizioni dell'Europarlamento. Unico elemento del profilo del prossimo Alto Rappresentante fornito da Juncker tiene fuori la Mogherini. «Il prossimo rappresentante degli Affari esteri - sottolinea - dovrà essere un attore forte e con esperienza».
Sandro Gozi non ci sta. E fa la voce grossa. Nella sostanza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ricorda che il nome di Juncker è stato scelto a maggioranza. E svela che «fa parte di un accordo in base al quale l'Alto Rappresentante va ai socialisti europei». E ricorda che «Federica Mogherini ha il sostegno unanime di tutti i leader socialisti. Vorrà dire che anche il ministro degli Esteri verrà scelto a maggioranza».
Antonio Tajani rileva che «in questo momento non credo che per l'Italia sia opportuno chiedere» la poltrona di Mr (Mrs) Pesc. «Sarebbe più utile puntare sul Commissario per il Commercio internazionale od il Commissario per l'Immigrazione», suggerisce il vice presidente dell'Europarlamento.
Attualmente, l'Immigrazione è un tema trattato dal Commissario per gli Affari interni. E, secondo Juncker, deve avere vita autonoma, proprio per le dimensioni del problema. Ma anche per la visione che il neo presidente della Commissione ha dell'Europa: «Rinunciamo ai nazionalismi. In Europa si vince e si perde tutti insieme». Una visione che gli è stata trasferita da leader come Delors, Mitterand e Helmut Kohl.
E proprio a Delors, Juncker sembra ispirarsi quando dice che per uscire dalla crisi, facendo ripartire l'occupazione, bisogna far ripartire gli investimenti. Per questo conferma il piano da 300 miliardi di euro, alimentato dalla Banca europea per gli Investimenti, già annunciato da Matteo Renzi.
Il neo presidente annuncia infine che la sua Commissione «non modificherà il patto di Stabilità nei suoi tratti fondamentali». E per essere ancora più chiaro: «La stabilità (finanziaria) è un obbligo da mantenere nel tempo. Gli obblighi e le promesse - sottolinea - non devono essere violati e non li violerò». Poi offre una minima apertura alle richieste di Renzi.
Il Consiglio europeo - ricorda - ha «constatato che ci sono margini flessibilità che vanno usati, la dimensione di crescita prevista dalle regole di bilancio devono valere appieno, lo abbiamo fatto in passato e lo faremo più fortemente in futuro».

Per esempio - aggiunge forse pensando all'Italia - «se c'è meno crescita in un paese rispetto alle previsioni vanno adeguati i programmi di aggiustamento». Come a dire: va bene il rinvio del pareggio di bilancio al 2016. Ma in cambio di riforme strutturali. «Sopire, troncare».

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