Elezioni flop in Tunisia: al voto il 9%. "Ora Saied via"

È bastato il solo annuncio da parte della Commissione elettorale (Isie) del tasso di affluenza alle urne dell'8,8% per far gridare opposizioni e partiti politici, al "fiasco" delle elezioni parlamentari di ieri

Elezioni flop in Tunisia: al voto il 9%. "Ora Saied via"

È bastato il solo annuncio da parte della Commissione elettorale (Isie) del tasso di affluenza alle urne dell'8,8% per far gridare opposizioni e partiti politici, al «fiasco» delle elezioni parlamentari di ieri e chiedere le dimissioni del presidente Kais Saied. Le elezioni rappresentavano l'ultima tappa del «processo politico» iniziato da Saied il 25 luglio 2021, prima con la sospensione del parlamento e la rimozione del governo, poi con l'approvazione tramite referendum, il 25 luglio, di una nuova Costituzione presidenzialista e il varo di una contestata legge elettorale. Un «processo politico» la cui legittimità popolare, con un'astensione del 90%, viene messa fortemente in discussione.

Per il presidente dell'Isie, Faouk Bousaker, questo «tasso modesto ma non vergognoso», si può spiegare con «la totale assenza di compravendita di voti con finanziamenti esteri», come avvenuto a suo dire, nel passato. Motivazioni giudicate offensive che hanno avuto l'effetto di rinvigorire le opposizioni che già avevano boicottato in blocco il voto, in primis il Fronte di Salvezza Nazionale, coalizione di partiti, tra cui l'islamico Ennhadha, il cui portavoce Ahmed Nejib Chebbi, ha detto che quanto accaduto è stato un terremoto che avrà ripercussioni a medio termine estremamente pericolose sulla società tunisina. Ma sul piede di guerra ci sono anche la «pasionaria» Abir Moussi del Partito Destouriano Libero, e il partito Afek Tounes, che chiedono elezioni presidenziali anticipate con una nuova Commissione elettorale. La situazione tuttavia è in qualche modo «bloccata» perché «non esiste alcun meccanismo legale per mettere sotto accusa il presidente» nella nuova Costituzione e nemmeno il nuovo parlamento - che si insedierà solo dopo i ballottaggi di febbraio - ha tale prerogativa. Il nuovo parlamento infatti non avrà reali poteri e i suoi 161 deputati, oltre a essere del tutto sconosciuti al pubblico, risulteranno anche anonimi quando si dovranno tirare politicamente le fila del voto: non si può infatti ragionare in termini di laici contro islamici, di destra contro sinistra, e ovviamente non ci sarà alcun deputato «contro il presidente».

Ma se per il politologo Slaheddine Jourchi, Saied è «più isolato, dalle élite, dai partiti e ora anche dal popolo», per l'analista Hamadi

Redissi l'opposizione rimane «debole e divisa» tra il campo laico-progressista e quello islamico. Il voto si è svolto in un clima di indifferenza generale, con il paese più preoccupato per il caro-vita e la crisi economica.

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