Le elezioni nei Comuni diventano una trappola per Renzi e i 5 Stelle

Si vota in 25 capoluoghi. Una prova in vista delle Politiche: Pd e grillini rischiano di perdere nelle loro roccheforti

Le elezioni nei Comuni diventano una trappola per Renzi e i 5 Stelle

Roma - Si vota in mille comuni e 25 sono capoluoghi. Saranno più di 9 mila elettori a scegliere sindaci, consiglieri comunali e circoscrizionali. Ma, schiacciata dalle polemiche sulla legge elettorale, questa chiamata alle urne amministrative arriva quasi a sorpresa, nel disinteresse quasi totale di politici e mass media.

Però, adesso che il momento è arrivato, è chiaro a tutti che anche questo sarà una prova con effetti sul voto nazionale. Una specie di piccolo sondaggio degli umori degli italiani verso le tre forze principali, Pd, M5s e centrodestra, che si presenta unito.

Anche se il segretario Matteo Renzi si prepara a sostenere i suoi candidati prima del ballottaggi del 25 giugno e ripete che «non si tratta di un test politico», perché nel voto amministrativo contano le persone prima dei simboli. Ma il vertice dem sa bene che una buona affermazione alle Amministrative, dopo il non esaltante risultato del 2016, peserà in vista delle Politiche, anche se saranno nel 2018.

Dem e grillini oggi rischiano più del centrodestra, visto che le amministrazioni da rinnovare sono per lo più nelle loro mani, mentre gli altri possono solo migliorare la posizione.

L'Aquila, Catanzaro e Palermo sono le sfide principali, ma la mappa del voto si allunga da Como a Oristano, da Belluno a Lecce, da L'Aquila a Trapani. Il Pd, sempre diviso e alle prese con l'alleanza con Giuliano Pisapia e il M5s, preda delle sue stesse giravolte, dovranno affrontare una prova che può dire molto sui futuri assetti politici. Al Nazareno sfoggiano ottimismo, convinti che la sfida principale si giocherà con il centrodestra e non con i grillini. Scommettono che su 25 capoluoghi di provincia andranno al ballottaggio con il centrodestra almeno in 20, forse addirittura 22, mentre il M5s arriverà terzo. Spiega un parlamentare renziano che «anche in caso di vittoria in 3 capoluoghi su 25, politicamente i grillini avranno perso pesantemente». Se andasse così, per Fi, Lega e Fdi comunque sarebbe un successo.

In questo quadro, dunque, il M5sè quello a più alto rischio. Può pagare caro i suoi stop and go sulla legge elettorale, le incertezze sui principali temi politici, anche l'intera vicenda Raggi a Roma, che certo non ha dato esempio di buona amministrazione ed è invischiata in una serie di inchieste e processi.

Soprattutto a Genova sui pentastellati pesa come un macigno l'affaire Cassimatis, con la vincitrice delle comunarie cui Beppe Grillo ha tolto il simbolo per darlo a Luca Pirondini.

A Palermo il sindaco Leoluca Orlando cerca il quinto mandato e il principale avversario è Ugo Forello del M5S, indebolito negli ultimi mesi dallo scandalo delle firme false per le amministrative del 2012, sul quale indaga la Procura. Alla vigilia del voto Fdi denuncia irregolarità nel capoluogo siciliano per il sito del Comune che dà già Orlando vittorioso e la corsa si preannuncia ad ostacoli.

Il gioco, comunque, si chiude stasera in tutt'Italia. In Lombardia più di un milione di elettori va al voto in 140 città e solo nel milanese sono 23 i centri coinvolti. In Friuli Venezia Giulia tra 27 comuni la partita più interessante dovrebbe essere a Gorizia tra il candidato di Fi e quello del Pd. Nel Lazio sono 55 i centri al voto, in Abruzzo 50, in Sardegna 65. In Campania debuttano i movimenti legati al sindaco di Napoli Luigi de Magistris e al presidente della Regione Vincenzo De Luca. In Molise i candidati hanno fatto campagna «porta a porta» nei 18 piccoli centri.

A San Luca, in Aspromonte, non si vota e le liste non sono state presentate. I cittadini della patria di Corrado Alvaro si tengono stretto il commissario nominato dalla Prefettura di Reggio Calabria, dopo l'arresto del sindaco e lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose.

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