Di Maio: "No a Bonaccini". Ma i 5S in Regione (e Grillo) aprono

Pd e 5 Stelle continuano a discutere sull'ipotesi di un'alleanza comune alle elezioni emiliane del 26 gennaio. Di Maio mette il veto su Bonaccini, sostenuto da 200 sindaci. Ma un'apertura arriva dai consiglieri regionali del M5S (e da Grillo)

Di Maio: "No a Bonaccini". Ma i 5S in Regione (e Grillo) aprono

In Umbria c'è già l'accordo, in Emilia-Romagna si vedrà. Ogni passo avanti nella trattativa tra Pd e 5 Stelle per un'alleanza comune alle Regionali del 26 gennaio è seguito da una brusca marcia indietro. Se a fine settembre il governatore dem Stefano Bonaccini aveva aperto al Movimento ("C'è uno spazio importante di possibile collaborazione" su temi quali "lavoro, diritti delle persone, lotta e prevenzione del dissesto idrogeologico, sanità e politiche educative e formative"), da parte di Luigi Di Maio non sembra esserci la stessa disponibilità. A farlo capire è Maria Edera Spadoni, vicepresidente grillina della Camera e tra i parlamentari emiliani più influenti. "Il voto su Rousseau parla chiaro. Noi appoggiamo una lista civica e un candidato civico. Possiamo eventualmente valutare qualcosa con il Pd - ha detto Spadoni al Corriere di Bologna - ma poniamo un veto sulla candidatura di Bonaccini".

Profilo a cui la sinistra in Regione, Italia Viva compresa, non sembra disposta a rinunciare. A maggior ragione dopo l'appello sottoscritto da più di 200 sindaci per sostenere la ricandidatura del governatore. Il documento è stato siglato, tra gli altri, dai primi cittadini dei capoluoghi governati dal centro-sinistra (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Rimini, Cesena) compresa Parma, amministrata dal leader di Italia in Comune, l'ex pentastellato Federico Pizzarotti. Nella lista compaiono anche 24 sindaci "civici", segno di come Bonaccini abbia l'apprezzamento di una larga fetta del Pd dell'Emilia-Romagna.

Regione che, si legge nell'appello firmato da 206 sindaci - "merita un presidente solido e competente, in grado di rappresentarla e governarla per il ruolo che essa ha e che dovrà avere qui nel territorio, nel Paese e nell'Unione europea". Ecco perché, scrivono i sindaci, "Bonaccini deve proseguire in questa esperienza di positiva collaborazione con noi, che vede al centro i territori e il loro ascolto, mentre agli elettori rivolgiamo un appello perché, ognuno con le proprie idee, vogliano sostenerlo per quanto ha fatto e potrà fare come Presidente della nostra Regione". Dunque Bonaccini gode di un largo sostegno tra i sindaci.

Ma non basta. I sondaggi non sono rassicuranti e per blindare una delle ultime roccaforti rosse serve l'intesa con i pentastellati. Intervistato da Radio24, il presidente emiliano ha detto: "Se ci si mette a sedere e ci si confronta sui programmi, in caso di convergenza, si può pensare a un’alleanza. Se non c’è convergenza, amici come prima e ci si rispetta da avversari alle prossime elezioni regionali". Parole da cui si capisce come un accordo sia possibile, ma ancora lontano. Ecco arrivare però un'apertura da parte dei consiglieri 5S in Regione. Il capogruppo Andrea Bertani ha ammesso: "L’importante è la discontinuità forte sui temi. Se ci si vuole ragionare, questo è il momento", anche se "è complicato ragionare con chi fino ad ora ha portato avanti temi che non abbiamo condiviso".

Il fronte grillino è spaccato tra contrari (Spadoni), scettici (Di Maio) e possibilisti (Bertani), a cui aggiungere la scheggia impazzita rappresentata da Beppe Grillo. Infatti, il comico genovese è favorevole all'intesa con il Pd, da portare avanti ovunque. Regionali emiliane comprese.

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