Entro fine mese il parere Ema sul vaccino Pfizer. "All'Italia 202 milioni di dosi tra gennaio e marzo"

Oggi in Parlamento il ministro della Salute illustrerà l'organizzazione della campagna di profilassi. Il Comitato di bioetica: "Valutare l'obbligo"

Entro fine mese il parere Ema sul vaccino Pfizer. "All'Italia 202 milioni di dosi tra gennaio e marzo"

Il conto alla rovescia per il vaccino anti Covid è cominciato. Entro il 29 dicembre l'Ema, l'Agenzia europea del farmaco valuterà il prodotto di Pfizer ed entro il 12 gennaio l'antidoto di Moderna. Anche per valutazione si procederà in tempi record e se i dati si dimostreranno solidi come sostengono le big pharma produttrici e il vaccino verrà validato ( per uso in emergenza) come «sicuro ed efficace» si potrà partire con le operazioni di trasporto. Consegna entro la prima metà di gennaio per poi procedere alla somministrazione. La Pfizer si occuperà di assicurare il trasporto per l'Italia in confezioni da 195 fiale da 5 dosi in grado di mantenere stabile il vaccino a meno 80 gradi. In arrivo subito 3,4 milioni di dosi per 1,7 milioni di persone (visto che è necessario il richiamo). La platea dei destinari è quella nota: operatori sanitari e anziani fragili.

Tempi troppo stretti per un vaccino sicuro? No per il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. «C'è stato uno sforzo straordinario in tempi molto brevi per poter mettere a punto dei vaccini -spiega Busaferro- ma non vuol dire che vengano derogate le procedure di sicurezza». I dati però precisa non sono ancora stati analizzati quindi occorre attendere il via libera dell'Ema.

L'Italia è pronta? Il commissario Domenico Arcuri assicura che il piano vaccinale è definito ma diventerà operativo soltanto quando i vaccini avranno le autorizzazioni di immissione in commercio. E le regioni sono pronte? Alcune come il Veneto hanno puntualmente trasmesso tutti i dati richiesti dal commissario entro i tempi stabiliti. D'altra parte proprio Francesca Russo, specialista in Igiene e Sanità pubblica, direttore regionale della Prevenzione in Veneto, è stata scelta dal commissario Arcuri come coordinatrice del piano nazionale vaccini. Le criticità non mancano. Se è vero che il Veneto ma anche Lombardia e Lazio sembrano pronte ai posti di partenza per la più grande campagna vaccinale mai affrontata dal nostro paese fino a pochi giorni fa mancavano ancora i dati di 5 regioni.

Oggi sarà il ministro della Salute, Roberto Speranza, a chiarire tutti i punti quando illustrerà il piano a Montecitorio. Piano anticipato ieri ai capigruppo della maggioranza nella riunione a Palazzo Chigi, presente anche il premier Giuseppe Conte. Speranza ha ribadito la previsione di una disponibilità di 200 milioni di dosi nel primo trimestre del 2021. Si tratta del 13,6 del totale Ue. Per vaccinare tutta la popolazione se davvero si partirà alla fine di gennaio occorrerà tutto il 2021 e parte del 2020.

Intanto il Veneto ha fatto già sapere di avere celle frigorifere che raggiungono i meno 80 gradi necessari per conservare il vaccino Pfizer che si mantiene stabile per sei ore dopo lo scongelamento. Per la Lombardia l'assessore alla sanità, Giulio Gallera, ha annunciato che la popolazione target individuata è «pari a circa 260.000 individui». Per lo stoccaggio delle dosi saranno identificati «66 punti, almeno 1 per provincia, dotati di freezer a meno75 gradi», ha precisato Gallera.

Anche nel Lazio l'assessore Alessio D'Amato ha confermato che i primi 200mila vaccini saranno destinati a medici, farmacisti e anziani, ospitati nelle Rsa.

Sulla questione vaccino è arrivato anche il parere del Comitato nazionale di bioetica (Cnb).

Gli esperti ritengono che «debbano essere fatti tutti gli sforzi per raggiungere e mantenere una copertura vaccinale ottimale, non escludendo l'obbligatorietà in casi di emergenza». Ma per il momento si partirà con l'adesione volontaria.

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