Essere infelici non basta per chiedere il divorzio

La sentenza della Corte suprema: "Senza una colpa grave, niente separazione unilaterale"

Essere infelici non basta per chiedere il divorzio

Hai «solo» smesso di amare tuo marito (o tua moglie)? Purtroppo non è un motivo sufficiente per rompere. Se non è giustificata da un tradimento o da un comportamento indiscutibilmente grave, l'infelicità di coppia non basta per ottenere il divorzio. Almeno nel Regno Unito, dove così prevede la legge e così hanno ribadito i cinque giudici della Corte suprema britannica. Tini Owens, 68 anni, deve rassegnarsi: dovrà rimanere al fianco del marito 80enne Hugh, come d'altronde quest'ultimo vuole. La speranza di rifarsi un'altra vita dovrà essere accantonata almeno per i prossimi anni.

Tini e Hugh Owens sono sposati da quarant'anni, dal 1978, hanno due figli grandi e vivono a Broadway, nel Worcestershire. O, meglio, vivevano. Nel febbraio del 2015 la donna ha scelto infatti di abbandonare il tetto coniugale e di avviare le pratiche per la separazione. Per il marito è venuto sempre prima il lavoro della famiglia - ha raccontato Tini al suo avvocato - è spesso scontroso, mai una parola dolce nei suoi confronti. È capitato persino che l'avesse offesa in presenza di altre persone. Ma Hugh negava tutto e, anzi, ha sempre detto di sperare che la moglie si decidesse a tornare con lui. Lei è andata avanti per vie legali, ma si è vista negare la richiesta di separazione sia in primo grado che in appello. I giudici hanno argomentato così la sentenza: la 68enne non aveva portato in tribunale alcuna prova che dimostrasse che il suo matrimonio fosse irrecuperabilmente finito. La pronuncia della Corte suprema era la sua ultima speranza. Andata in frantumi mercoledì, quando i cinque membri hanno stabilito in ultima istanza che Tini dovrà rimanere sposata a Hugh almeno fino al 2020. Poi se ne riparlerà.

Il problema è che quello dei due coniugi del Worcestershire rientra tra i casi di «divorzio senza colpa». In altre parole, nessuno dei due coniugi ha fatto nulla di abbastanza grave da chiedere la separazione dall'altro. Come ammesso dagli stessi giudici della Corte suprema, la legislazione britannica è molto arretrata sul tema, ma finché non viene riformata deve essere applicata così com'è. In mancanza di un adulterio o di un «comportamento sconsiderato» da parte di uno dei due, bisogna almeno che la coppia abbia vissuto fisicamente separata per almeno cinque anni per poter sciogliere ufficialmente il matrimonio. Per questo Tini, che non abita più con il marito dal 2015, dovrà attendere altri tre anni prima di potersi ripresentare davanti a un tribunale. La legge è talmente categorica che, come spiega il quotidiano inglese Guardian, anche coppie concordi nel voler divorziare vengono spinte a incolparsi a vicenda.

La Corte suprema ha detto di aver emanato la sentenza «con riluttanza» e ha

sollecitato il Parlamento a «considerare di sostituire la legge». A maggior ragione dato che il Regno Unito ha uno dei tassi di rottura dei matrimoni più alti dell'Unione europea, con quasi tre divorzi ogni mille persone.

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