«In Francia e in Germania le decisioni vengono prese rapidamente. Da noi, invece, per arrivare alla firma di un Dpcm si impiegano giorni. Indecisione e incertezza fanno solo male e possono portare, come già accade, a forti tensioni sociali». È uno dei punti di vista di Andrea Dell'Orto sui nuovi provvedimenti anti Covid-19 in vigore da oggi. Imprenditore brianzolo del settore automotive, 50 anni, Dell'Orto è vicepresidente e ad dell'azienda omonima (700 dipendenti tra Italia, India e Cina), al cui vertice siede il papà Giuseppe. E proprio l'ingegner Dell'Orto, classe 1940, ha compiuto «un gesto inaspettato, che ha sorpreso tutti», ricorda Andrea: un premio di 400 euro a ciascuno dei 380 lavoratori in Italia allo scopo di aiutarli in questo momento di forte difficoltà. Per i suoi 80 anni, in pratica, il regalo di compleanno, il presidente lo ha fatto lui a tutta la sua forza lavoro.
«Papà - spiega Andrea Dell'Orto - ha voluto mettere in pratica la lezione che ha impartito a me e a mio fratello Luca. Quella di pensare sempre a una famiglia allargata, dove chi lavora da noi rappresenta una parte importante del progetto di sviluppo».
Quasi un «ristoro» anticipato. E a proposito di «ristori» promessi dal premier Giuseppe Conte...
«Il provvedimento dovrà essere rapido ed efficace. Quel miliardo e poco più di cui si parla, mi sembra piuttosto povero: un intervento generale, fatto di pochi soldi per tutti, può creare solo grossi problemi».
Vicepresidente Dell'Orto, l'Italia è stata divisa in tre fasce in funzione dei contagi.
«La decisione mi ha sorpreso. In 5 mesi ci si poteva preparare allo scenario attuale, tra l'altro previsto, arrivandoci con scelte differenti. La Lombardia, poi, è una regione diversa dalle altre, con una sanità modello e all'avanguardia anche in Europa. Mi meraviglio che la Lombardia sia stata messa sullo stesso piano di altre regioni».
Le fabbriche, però, questa volta restano operative.
«Ma l'effetto sui consumi di questo lockdown sarà inevitabile. E per noi aziende significa la riduzione degli ordinativi».
Lei si ritiene favorevole all'ipotesi «Mes»?
«Mi sembra ragionevole, in quanto andrebbe a impattare positivamente sugli investimenti nella sanità. Mi preoccupa, invece, che da giorni si parli meno di Recovery fund».
E qui sarà proibito fallire.
«Bisogna preparare un programma serio e concreto, con la garanzia di spendere bene tutti quei miliardi. Direi di seguire i piani francese e tedesco».
Avete avuto problemi con la cassa integrazione?
«Nella prima fase critica, gli ammortizzatori sociali a costo zero qui hanno funzionato, come le varie moratorie e il Decreto liquidità. Sono invece mancati i vari ristori e andati a vuoto i meccanismi del Click day. Dell'Orto, a esempio, ha investito in protezioni anti Covid-19 oltre 100mila euro. Ma la decisione di dare un po' di denaro a tutti ha fatto sì che a noi siano arrivati solo 6.500 euro. Ridicolo. Su questo aspetto, il governo avrebbe dovuto garantire risorse mirate».
Intanto, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, sta dando battaglia.
«Un atteggiamento giusto, ma così facendo il governo non gli dà la possibilità di dialogare. Anche se ora sta cercando di aprire una fase importante di confronto».
L'automotive, intanto, è in grande difficoltà.
«In 10 mesi l'export italiano ha perso il 42%, cioè 7,5 miliardi, e le vendite di veicol sono scese di mezzo milione. Questi numeri sono lo specchio della situazione».
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