Facebook ritorna in famiglia e cestina gli spot e le notizie

Il nuovo algoritmo per visualizzare i contenuti dà più spazio alle interazioni tra amici. Ma è pieno di rischi

Facebook ritorna in famiglia e cestina gli spot e le notizie

Meno spazio alle pagine, ai media e ai marchi. Questa è la nuova strategia di Facebook per il 2018. Secondo Mark Zuckerberg, i contenuti pubblici stanno sovraffollando le nostre bacheche e stanno inquinando il nostro spazio. Come fare, dunque, per migliorare la qualità? Fornire all'utente un contesto che gli sia familiare, facendolo sentire a casa. Il confronto, il privato, le relazioni, sono stati gli elementi che in passato hanno fatto la fortuna del social network. Lo scopo originario di Facebook era quello di mettere in relazione le persone. E questo scopo, a quanto pare, si è perso un po' per strada. Molte fake news, tanto marketing targhettizzato, link in ogni dove. I contenuti pubblici, scrive Zuckerberg in un post su Facebook, sono «esplosi su Facebook negli ultimi due anni». Ma sono i contenuti di amici e familiari che ci fanno costruire un network di relazioni (seppur virtuali) e ci fanno condividere opinioni e stati d'animo. Tuttavia, guardando bene, è lecito essere un po' scettici se si considera che, più gli argomenti sono familiari e generano confronto e dibattito, più il social network verrà considerato piacevole e coinvolgerà una massa maggiore di utenti. Creando traffico. Che sarà utile per la monetizzazione delle pagine pubbliche. Come scrive El Pais, l'annuncio ha generato una polemica: se si prediligono i contenuti relazionali, chi paga per la sponsorizzazione di un contenuto, non dovrebbe essere contento. Perché se paghi per una sponsorizzazione, vuoi essere presente. Ma le aziende e i media hanno tutto l'interesse ad apparire su un social così popolato. I contenuti sponsorizzati generano profitti. E infatti ieri il titolo, solitamente in ascesa continua, a Wall Street perdeva il 5 per cento proprio per i timori di minori entrate pubblicitarie.

Ma si può cambiare rotta e rendere un social più umano quando la massa di utenti ha superato i due miliardi? Il pubblico è più vasto, i contenuti vengono diffusi con una velocità spesso disarmante. Insieme ai contenuti ci sono le fake news. In Italia, a luglio, si era arrivati a 30 milioni di utenti attivi al mese. E dato che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, dietro a questa scelta potrebbe esserci qualcosa in più. Infatti, a dicembre, alcuni ex dirigenti del social network avevano detto che Facebook poteva diventare fonte di malessere. Pericoloso per la sanità mentale delle persone. Chamath Palihapitiya, ex vicepresidente dedicato alla crescita degli utenti sul social, aveva dichiarato di sentirsi «tremendamente colpevole» e ha espresso il suo rammarico per il suo ruolo nella costruzione di strumenti che contribuiscono a «distruggere i fondamenti sociali su cui funziona la società». I social media, secondo Chamath, «stanno facendo a pezzi la società» attraverso «i cicli di feedback a breve termine che abbiamo creato, guidati dalla dopamina».

Ma Chamath non è l'unico ex dirigente ad aver lanciato pietre contro il social network: anche Sean Parker, ex presidente di Facebook, reso miliardario da Facebook, aveva criticato il gigante dei social durante un evento a Philadelphia, lo scorso novembre. Secondo lui i fondatori di Facebook sapevano sin dall'inizio di stare lavorando a qualcosa che avrebbe «sfruttato la vulnerabilità nella psicologia umana». E aveva aggiunto: «Dio solo sa che cosa sta facendo ai cervelli dei nostri figli».

Il meccanismo di gratificazione è «un circolo - loop - di validazione sociale». Anche Parker aveva parlato del «colpo di dopamina» che riceviamo quando riceviamo un like, ci incoraggia e ci spinge a pubblicare più contenuti.

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