L'Italia l'ha messo nero su bianco: non vuole più essere l'unico porto di approdo per i migranti salvati nella nostra zona di responsabilità. Questo è il succo della lettera inviata ieri dalla Farnesina a Federica Mogherini, vicepresidente della Commissione Ue e Alto commissario per gli Affari esteri.
Il ministro Enzo Moavero Milanesi ha quindi ufficializzato che Roma non ritiene più applicabili, anche alla luce delle conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno, le attuali disposizioni del piano operativo della missione Eunavformed Sophia. E si tratta di un punto a favore di Salvini che quel patto, firmato dal governo Renzi, nel 2015, aveva sempre criticato. Teoricamente, infatti, dopo la sostituzione dell'operazione Triton con l'operazione Themis che risale allo scorso 1° febbraio l'obbligo per l'Italia di aprire i suoi porti non esisterebbe più. In pratica, invece, il piano operativo delle missioni Ue (come la missione Sophia) continua ad essere basato su Triton e questo significa che tutto era rimasto come prima. Almeno fino a ieri.
«Gli episodi ultimi e in particolare l'ultimissimo (lo sbarco di 450 migranti a Pozzallo dopo l'accordo di una ricollocazione dei medesimi anche in altri sei Paesi dell'Unione, ndr) dimostrano che è cambiata l'atmosfera generale - ha detto il ministro Moavero Milanesi -. Ci auguriamo quindi che l'Alto rappresentante svolga il lavoro di presa d'atto delle conclusioni del Consiglio europeo, in cui ricorrono le parole sforzo condiviso, condivisione, azioni complementari, approccio coordinato; noichiediamo che a ciò sia data piena attuazione».
Già lunedì la Mogherini aveva promesso di accelerare la revisione del mandato della missione Sophia, che scadrà a fine anno e che doveva essere ridiscusso dopo l'estate. Ieri pomeriggio a Bruxelles, nella riunione del Comitato Politico e di Sicurezza, il tema è stato affrontato: la discussione si è svolta a porte chiuse ma qualcosa filtra: pare che la Spagna non voglia chiedere per sé il comando, che attualmente è affidato all'Italia nella persona dell'ammiraglio Enrico Credendino, e che comunque ci sia disponibilità a discutere. Ma serve tempo perché per ora non c'è unanimità tra gli stati membri.
In attesa di sapere come si muoverà l'Europa, singoli Paesi affrontano il tema dell'immigrazione con accordi bilaterali.
È il caso di Germania e Austria, che hanno raggiunto un'intesa sul pattugliamento dei confini bavaresi: la polizia tedesca potrà fare controlli ma solo su richiesta o col permesso delle guardie di frontiera federali, e non potrà respingere persone o rimandarle in Austria come inizialmente richiesto dai conservatori bavaresi.
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