Festa del Milite Ignoto. "Così il Paese si unì in un momento difficile"

Il centenario ad Aquileia. Mattarella: "Il dolore rinnovò la speranza nel futuro"

Festa del Milite Ignoto. "Così il Paese si unì in un momento difficile"

Le note del Silenzio scandite da una tromba risuonano nel piazzale del Cimitero degli Eroi di Aquileia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con passi decisi si avvicina alla corona d'alloro sorretta da due corazzieri, la tocca con delicatezza mentre un picchetto d'onore è sull'attenti. È l'omaggio ai Caduti in guerra, che si ripete poco dopo anche al Sacrario di Redipuglia, dove le Frecce tricolori hanno colorato di rosso-bianco-verde il cielo sopra il cimitero monumentale, che conserva le spoglie di 100mila soldati italiani caduti nella Prima Guerra Mondiale. Quello di ieri è stato l'ultimo atto delle celebrazioni per il centenario del Milite Ignoto. «Un dolore silente e raccolto unì il paese con rinnovata speranza nel futuro», sono state le parole di Mattarella. «La decisione di onorare la salma di un caduto senza nome e, idealmente, così, di tutti coloro che non avevano trovato nemmeno la consolazione di una tomba, pose in luce l'unità del Paese in un momento difficile, unendo in un sentimento di rispetto e di dolore i diversi atteggiamenti che avevano caratterizzato la società italiana di fronte alla guerra», ha aggiunto il presidente della Repubblica.

Molti si domanderanno il perché di questa cerimonia ad Aquileia. Ebbene, bisogna tornare indietro di cent'anni, al 28 ottobre 1921, quando Maria Maddalena Blasizza in Bergamas venne chiamata a scegliere la salma del Milite Ignoto. Maria, che diventò la «madre d'Italia», aveva perso il figlio Antonio, giovane sottotenente, il 16 luglio 1916 durante la storica offensiva austroungarica, impropriamente detta Strafexpedition. Antonio Bergamas era caduto mentre guidava il suo plotone all'attacco sull'altipiano di Asiago. Si era arruolato come volontario nel Regio Esercito sotto falso nome perché era nato a Gradisca d'Isonzo che, come Trieste, era territorio dell'Impero Austroungarico ed era considerato un disertore. Il cimitero di guerra di Marcesina, dove fu sepolto, venne distrutto dai bombardamenti e Antonio diventò ufficialmente disperso. Terminato il conflitto, la madre Maria ebbe il triste compito di scegliere una salma tra i corpi di undici caduti non identificati, raccolti sui diversi fronti guerra. La cerimonia si svolse proprio ad Aquileia, nella Basilica patriarcale. Fu un rito straziante: la donna davanti alle undici bare allineate fece alcuni passi e si accasciò a terra, davanti alla decima bara, urlando il nome del figlio. Quella diventò la salma del Milite Ignoto. Maria partì assieme al feretro che doveva essere trasferito a Roma con un treno. Il viaggio durò quattro giorni e il convoglio fece 120 soste, accolto ogni volta da folle di persone che si inchinavano e pregavano. Il treno venne accolto nella capitale da Re Vittorio Emanuele III e il Milite Ignoto fu tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre 1921. Ancora oggi, dopo cent'anni, la salma viene vegliata senza sosta da militari di tutte le armi.

Maria Bergamas

morì a Trieste nel 1953 e, un anno dopo, quando la città ritornò a essere italiana, la sua salma venne riesumata e sepolta nel Cimitero degli Eroi ad Aquileia, accanto a quei dieci militi ignoti su cui non cadde la scelta.

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