Il tempo stringe. Entro lunedì al massimo il governo dovrà decidere come sostituire il Comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana (dal 9 maggio alla presidenza di Eni) senza troppi contraccolpi. Ma prima bisognerà smaltire le scorie e le tensioni interne alla maggioranza sulla scelta del candidato. I nomi in corsa sono ovviamente tutti all'altezza dell'incarico, ma per trovare la quadra servono molti ingredienti, il coinvolgimento di diversi soggetti e un po' di tempo in più, senza dimenticare gli eventuali contraccolpi che una nomina «sbagliata» possono avere sugli equilibri interni alle Fiamme Gialle da «generali delusi che non accetterebbero certe leadership», maligna Dagospia.
Secondo i rumor prima del Consiglio dei ministri (iniziato con 200 minuti di ritardo anche per «colpa» dello speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Kevin McCarthy) si era formalizzato sin dalla mattina un accordo tra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e quello della Difesa Guido Crosetto sul generale Umberto Sirico, attuale comandante dei reparti speciali della Gdf. A questa candidatura sarebbe stata affiancata quella proposta da Alfredo Mantovano: il nome che circolerebbe è quello di Andrea De Gennaro, attuale comandante in seconda e reggente in caso di altro slittamento, fratello dell'ex capo della Polizia Gianni. Cui Mantovano è molto legato sin da quando il sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai Servizi (che ha voce in capitolo su tutti i dossier) era viceministro all'Interno. Nome che però non piacerebbe alla Lega.
Secondo alcune ricostruzioni, dopo una discussione piuttosto accesa alla presenza del premier Giorgia Meloni, si è deciso che la decisione merita un supplemento di ragionamento. Ambienti vicino al ministro dell'Economia confermano che si tratta di un processo complesso, che vede coinvolto anche il Quirinale nella scelta definitiva. «Non ci sono divergenze tra Palazzo Chigi e gli altri soggetti interessati», dicono i pontieri all'opera per spegnere ogni polemica. Quel che appare certo è che nessuno dei due nomi è bruciato definitivamente, ma appare logico attendersi che l'intesa possa convergere su altri nomi per evitare di manifestare plasticamente la vittoria di uno schieramento rispetto a un altro. E dunque tornano di attualità nomi come i generali Bruno Buratti, Fabrizio Carrarini, Fabrizio Cuneo e Carmine Lopez, tutti a capo dei Comandi inter-regionali, in rigoroso ordine alfabetico.
A slittare sono anche la nomina del nuovo capo della Polizia al posto di Lamberto Giannini (in pole c'è il supersbirro Vittorio Pisani, oggi numero due all'Aise, sponsorizzato da Matteo Salvini e Matteo
Piantedosi) e quella del prefetto di Roma dopo l'addio di Bruno Frattasi, scelto il 9 marzo scorso alla guida del Dipartimento sulla cybersicurezza. Un risiko complesso che si risolverà entro lunedì, garantisce una fonte.
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